A 76 anni, dopo una vita vissuta a fare il mestiere della politica, dopo dieci anni alla guida della Regione Campania, dopo aver scritto "Nonostante il Pd" (che è il suo partito), dopo aver scritto "La sfida", in cui profetizza la fine della democrazia tant'è che le persone non vanno più a votare, dopo aver chiuso il patto con Elly Schlein secondo il quale Roberto Fico, uno che definiva senz'arte né parte, sarà il candidato del centrosinistra alle prossime regionali in Campania e suo figlio Piero il segretario regionale del Pd, Vincenzo De Luca dice che è "un cafone" chi osa attaccarlo.
L'ha fatto a mezzo stampa, oggi, sul Corriere della Sera.
E fa riflettere quel "cafone": tra i tanti epiteti che è solito utilizzare nel suo eloquio politico, di sicuro, il primo che gli viene in mente. Sempre. Chi lo attacca è automaticamente "un cafone".
Ma secondo la Treccani, "cafone" è il lavoratore dei campi, l'agricoltore, il bifolco, il campagnolo, il contadino, il villano, lo zappaterra, lo zappatore.
E lui, che è nato a Ruvo del Monte, in provincia di Potenza, dove si fa un buon vino, e che si è fatto le ossa nel Pci andando proprio nei campi alla ricerca di contadini da indottrinare sulla strada del Sol dell'Avvenire, li conosce bene, i "cafoni". E quindi, chissà, sarà un riflesso pavloviano: ma "cafone", sempre "cafone" è la prima parola che gli viene in mente quando vuole insultare qualcuno.
"Cafone" perché chi lo attacca, evidentemente, non ce l'ha fatta: è rimasto a zappare. Lui no, invece: è uno che nella vita ha avuto e continua ad avere successo. Anche se capita che predichi bene e razzoli male.
E quindi: ora che Vincenzo De Luca è riuscito a vendere carissima la pelle a Elly Schlein, a piazzare il figlio Piero alla guida del Pd campano in cambio del suo sì alla candidatura di Roberto Fico, a Maria Teresa Meli del CorSera che gli chiedeva se per caso proprio questi tipi di accordi allontanano le persone dalla politica, ha risposto:
E insomma: questo è il ragionamento. Così fan tutti. Questa è la tattica: attaccare sempre per non difendersi mai.
E poiché a Napoli si dice che ogni scarrafone è bell'a mamma soja, che i figli sono sempre e comunque pezzi di core, sul figlio Piero, Vincenzo De Luca da Ruvo del Monte ha sciorinato quanto segue:
Insomma: Piero De Luca è un talento. Il mondo della politica non se n'è accorto ancora? È un mondo di "cafoni". Nonostante sia già alla sua seconda legislatura da deputato nel Pd? "Cafone" solo a pensare che stia lì per il suo cognome.
Certo però, a monte di tutto questo, non è "cafone", anzi fa chic, scrivere un libro ("La sfida", Piemme editore, da oggi in libreria) in cui si prevede l'estinzione della democrazia:
riflette Vincenzo De Luca che, scherzo del destino, si laureò in filosofia niente di meno che con Biagio De Giovanni.
è l'allarme del Governatore campano. Che però, passando dalle parole ai fatti, dalla teoria alla pratica, per salvare la democrazia, non propone altro che salvare se stesso. Non fa di meglio che blindare il figlio Piero: alla poltrona di segretario regionale del Pd correrà come candidato unico.