03 Sep, 2025 - 15:45

Da dove vengono i soldi per il Ponte sullo Stretto? Salvini è stato sbugiardato?

Da dove vengono i soldi per il Ponte sullo Stretto? Salvini è stato sbugiardato?
Secondo il ministro delle Infrastrutture che vuole passare alla storia come il ministro del Ponte, Matteo Salvini, non ci sono problemi: Nato o non Nato, i soldi per collegare la Sicilia al Continente dovranno uscire comunque da qualche parte perché l'opera già è stata interamente finanziata.
Fatto sta che ora, se l'indiscrezione del sito Usa Bloomberg dovesse risultare vera, se, vale a dire, gli americani non apprezzano la possibilità che le risorse necessarie al Ponte siano conteggiate come contributo alla Nato, Salvini dovrà rifare un po' i conti.
E insomma: a pagare sarà sempre lo Stato italiano. Sì, sempre tu, caro contribuente. Ma ora il rischio è che i 13,5 miliardi di euro necessari per il Ponte e le opere accessorie non potranno essere scalati dalle spese militari che l'Italia deve sostenere secondo il nuovo accordo preso in ambito Nato.

I soldi per il Ponte sullo Stretto di Messina chi li caccia? La risposta di Salvini

Iniziamo dal principio: perché sul Ponte è intervenuto, stando al sito statunitense Bloomberg, l'ambasciatore americano presso l'Alleanza Atlantica Matthew Whitaker? Il motivo sarebbe semplice: gli uomini di Trump non vogliono che né l'Italia né gli altri Paesi Nato facciano i "furbetti".
A giugno scorso, è stato deciso che tutte le nazioni che fanno parte dell'Alleanza Atlantica dedichino alla difesa il 5% del loro Pil. Di questo, il 3,5% dovrà essere dedicato alle spese militari tradizionali; il restante 1,5% alle infrastrutture strategiche, intese come le reti digitali o la preparazione civile. Ma, per il governo Meloni, in questa fattispecie, rientrerebbe anche il Ponte sullo Stretto. Il motivo è presto detto: una volta in piedi (nel 2032, stando al cronoprogramma di Eurolink, il consorzio creatosi per la sua costruzione), assumerebbe un'importanza strategica anche dal punto di vista militare, tanto più che in Sicilia c'è anche la Naval Air Station di Sigonella. Va da sé che avere un'infrastruttura che permetterebbe ai mezzi di terra di raggiungere più velocemente il Continente (o il contrario) sarebbe un vantaggio.
Il ministro Salvini e, con lui, l'intero governo, quindi, hanno sposato questa tesi per incanalare la spesa per il Ponte nella percentuale da presentare alla Nato come spesa militare. 
Ma ora, dato che gli americani l'avrebbero bollata come "contabilità creativa", come la mette il leader della Lega?

Chi paga il Ponte di Messina

No, non bisogna mettere mano alla calcolatrice ed è bene chiarire che a pagare, sempre e comunque, saranno i contribuenti italiani: il Ponte sullo Stretto di Messina è già interamente finanziato, 13,5 miliardi di euro, comprensivi delle numerose opere accessorie.

Ma se gli americani confermassero di non voler vedere classificato il Ponte come infrastruttura strategica dal punto di vista militare, l’Italia dovrebbe contabilizzare quei 13,5 miliardi sotto un altro capitolo: non servirebbero a raggiungere la soglia del 5% che il nostro Paese deve raggiungere sul capitolo Difesa secondo l'accordo Nato intercorso all'Aja lo scorso mese di giugno.

L'esultanza dei No Ponte

E tanto basta ai No Ponte per esultare. Anche se la partita della contabilità, non del finanziamento del Ponte sullo Stretto di Messina, in realtà, è ancora tutta da giocare con i ministri Giancarlo Giorgetti e Guido Crosetto, i titolari dei ministeri dell'Economia e della Difesa.
Allo Zio Sam, nel caso, saranno proprio loro due a spiegare che è improprio sostenere che un’infrastruttura come il Ponte non rientra tra le spese strategiche in ambito militare. La capacità di mobilitare truppe, mezzi e logistica verso e dalla Sicilia rappresenta un elemento cruciale in ambito militare. E in generale, durante i conflitti, non sono forse i ponti le prime infrastrutture a essere messe nel mirino?
Ma tant'è: Il Fatto Quotidiano, giornale da sempre schierato contro il Ponte, ha riportato questa dichiarazione di Salvini:
virgolette
“Il Ponte è già interamente finanziato con risorse statali e non sono previsti fondi destinati alla Difesa, per cui, al momento, l’eventuale utilizzo di risorse Nato non è all’ordine del giorno e, soprattutto, non è una necessità irrinunciabile
Per i Travaglio-boys si tratta di "una marcia indietro smaccata" da parte del ministro.
Ma, Nato o non Nato, quei soldi sempre dalle tasche degli italiani devono essere presi. E, in ogni caso, che meglio non potrebbero essere spesi lo dimostra anche l'ultimo studio della Bocconi: l'università di Milano ha calcolato un rapporto benefici/costi di 1,5.  
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