07 Sep, 2025 - 17:00

Global Flotilla Sumud, cosa pensano gli italiani sulla missione umanitaria per Gaza?

Global Flotilla Sumud, cosa pensano gli italiani sulla missione umanitaria per Gaza?

In questi giorni il Mediterraneo ospita una scena senza precedenti: una flotta di 70 imbarcazioni, con a bordo oltre 800 persone provenienti da 44 paesi, si prepara a salpare per Gaza. Si chiama Global Sumud Flotilla e porta con sé un carico speciale: non solo cibo, medicine e aiuti, ma anche speranza. A bordo ci sono cooperanti, giornalisti, medici, religiosi, insegnanti, semplici cittadini.

C’è una donna di 80 anni, ci sono giovani che non hanno mai messo piede su una barca, e ci sono organizzazioni come Emergency, che ha deciso di unirsi alla missione con la nave Life Support. L’obiettivo è chiaro: tentare di superare il blocco navale imposto da Israele e portare soccorso a una popolazione stremata dalla fame e dalle bombe. Un gesto umanitario, non violento, che però divide. Anche in Italia.

Il termometro delle opinioni

Un sondaggio di Termometro Politico, condotto tra il 2 e il 4 settembre, ha chiesto agli italiani cosa pensino della Flotilla. I risultati raccontano bene la complessità del tema.
Il 43,6% vede nella missione “una luce di speranza, l’unico esempio di opposizione al genocidio di fronte all’indifferenza o alla complicità dei governi”. È quasi un cittadino su due. Un dato che colpisce, perché va oltre il semplice sostegno a un’iniziativa solidale: dice che gli italiani cercano gesti concreti dove la politica internazionale resta ferma.

Un altro 14,7% sostiene la missione, ma con una condizione: che resti solo umanitaria, lontana da qualsiasi appoggio politico o ad Hamas. Un equilibrio difficile, che rispecchia il timore diffuso di vedere un gesto di pace trasformato in un’arma di propaganda.

Dall’altra parte, il 18,9% considera la Flotilla una provocazione delle frange radicali della sinistra, incapace di avvicinare la pace. E un ulteriore 18,6% la interpreta addirittura come propaganda anti-israeliana, accusandola di alimentare fake news e antisemitismo. Un 4,2% ha preferito non rispondere.

Fame, bombe e silenzi

Le ragioni di questa determinazione sono nelle cifre drammatiche. Secondo l’Integrated Food Security Phase Classification, oltre mezzo milione di persone a Gaza soffre già di fame diffusa. FAO, UNICEF, WFP e OMS parlano di un rischio imminente di carestia che potrebbe allargarsi a interi governatorati. Bambini, neonati, adulti trascorrono giorni interi senza cibo.

Di fronte a questa emergenza, la Flotilla non vuole solo consegnare pacchi di farina o medicinali, ma anche costringere il mondo a guardare. “Il mondo ha perso la bussola”, dice Boris. “Ogni giorno vengono uccisi giornalisti, ogni giorno muoiono bambini. Questa flotta vuole dire: basta. Vuole ricordarci cosa significa essere umani”.

Cosa ne pensano gli italiani?

E qui torna il nodo dell’opinione pubblica italiana. Quasi la metà del Paese vede in questa missione un atto di coraggio e di speranza, un segnale di umanità in un tempo in cui i governi restano immobili. Ma una parte non piccola guarda con diffidenza: teme che la solidarietà si trasformi in propaganda, o che il messaggio umanitario venga risucchiato nelle polarizzazioni della guerra.

La verità è che la Flotilla Sumud è già riuscita in una cosa: riportare l’attenzione internazionale su Gaza. Prima ancora di salpare, le sue barche hanno acceso un dibattito che tocca la coscienza di tutti. E forse è proprio questo il suo risultato più importante: ricordarci che, di fronte a un genocidio, non restare in silenzio è già un atto politico e umano insieme.

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