09 Sep, 2025 - 10:09

Stress da lavoro-correlato: come riconoscerlo e combatterlo

In collaborazione con
Carlotta Lucon
Stress da lavoro-correlato: come riconoscerlo e combatterlo

Lo stress da lavoro-correlato è una delle problematiche più diffuse nel mondo professionale moderno. I principali fenomeni che si presentato sono: ritmi frenetici, obiettivi pressanti e stressanti, la costante connessione digitale. La domanda comune tra le persone è: “ma come lo si può riconoscere e quali sono le strategie da adottare per contrastare questo fenomeno?”

Cos’è lo stress da lavoro-correlato

Secondo l’INAIL, lo stress lavoro-correlato si manifesta quando le richieste dell’attività professionale superano le capacità di gestione e organizzazione da parte del lavoratore. Lo stress da lavoro non è semplice stanchezza da parte del lavoratore, è al contrario una situazione prolungata di tensione, spesso viene associata a malessere e disfunzioni fisiche o psicologiche, dovuta al fatto che gli individui non si sentono in grado di rispondere adeguatamente alle richieste o alle attese nei loro confronti. Si può quindi affermare che è una condizione sia fisica che psicologica che può generare nell’individuo stati di: ansia, insonnia e disturbi correlati ricorrenti. 

Normativa italiana e prevenzione aziendale

Per la Costituzione italiana (artt.32, 35 e 41), la salute è un diritto fondamentale dell’individuo nonché interesse della collettività. L’art.2087 del Codice Civile (mutuato dalla legislazione pre-repubblicana) recita che : “L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro.”

Questo significa che le aziende devono obbligatoriamente, grazie alla normativa sopra elencata, tutelare la salute dei propri lavoratori. Il decreto legislativo 81/2008 infatti obbliga le aziende a valutare i rischi psicosociali dei lavoratori. La prevenzione che bisogna assumere passa da una gestione equilibrata dei carichi di lavoro, a una comunicazione aziendale interna trasparente. Per migliorare il benessere organizzativo, e di conseguenza la produttività complessiva, le aziende attuano una prevenzione coinvolgendo diverse figure chiave quali: medico competente, RSPP (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione), RLS (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza). 

Sei strategie efficaci per combatterlo

Vi siete mai chiesti come gestire lo stress da lavoro? Fortunatamente ci sono alcune strategie per prevenire lo stress e preservare la salute mentale per mantenere un giusto equilibrio tra vita professionale e vita privata. Possiamo sintetizzare le strategie raggruppandole in 6 gruppi diversi ma allo stesso tempo correlati tra di loro.

• Outsourcing mirato: anche detto esternalizzazione, è in l’insieme delle soluzioni adottate dalle aziende verso aziende terze per lo svolgimento di alcune fasi dei propri processi interni. Nel senso pratico, l’azienda in questione cerca di assumere un’altra azienda delegando attività, operazioni o offrire servizi. L’orientamento è quello di identificare una strategia di “ridistribuzione” sulle competenze dell’impresa. Ovviamente sono presenti i pro e i contro dell’esternalizzazione e ogni azienda deve decidere cosa è meglio per sé senza alcun obbligo a riguardo.

• Comunicazione attiva: ascoltare i dipendenti e raccogliere feedback. Una comunicazione efficace in azienda è fondamentale per la chiarezza, per la collaborazione tra i dipendenti e per il raggiungimento degli obiettivi aziendali prefissati. La comunicazione di cui stiamo parlando non solo permette di coordinare e organizzare il lavoro tra i membri del team, ma contribuisce anche a creare una un ambiente di lavoro sano, che a sua volta influisce sulla produttività e sul benessere dei dipendenti.

• Equilibrio lavoro-vita privata : detto anche Work life balance non è altro che l’equilibrio tra il lavoro e il tempo libero del dipendete. Sempre più aziende infatti, confidano sul fatto che i propri dipendenti debbano avere un proprio "equilibrio" mentale, questo perché i dipendenti equilibrati e felici sono più motivati e più produttivi sul posto di lavoro. Se un'azienda, consapevolmente o inconsapevolmente, affatica e angoscia troppo la vita dei propri dipendenti a causa del lavoro (ad esempio attraverso troppi straordinari o pressioni) come effetto otterrà da parte del suo Team fenomeni come insoddisfazione, stress o depressione, che a loro volta si manifestano in scarsa produttività e demotivazione.

• Monotasking: si concentra su un’attività alla volta. Richiede quindi la capacità da parte del dipendente-lavoratore di focalizzarsi su un solo compito e di farlo senza distrazioni. l cervello infatti non riuscendo a svolgere più mansioni in contemporanea, ha bisogno di tempo per passare da un’attività a un’altra. Le distrazioni continue dovute dalle nuove tecnologie hanno avuto conseguenze negative rispetto alla produttività aziendale. Bisogna quindi dare un ordine di importanza sia alle scadenze che agli obiettivi e poi, sulla base di questo, organizzare il proprio tempo. Fare monotasking significa anche lavorare sull’autodisciplina e cercare di evitare le distrazioni (usare social media, chat, ecc…), ma anche imparare a delegare, quando necessario. Le prestazioni saranno in questo modo più performanti e meno stressanti dal punto di vista psicologico del lavoratore.

• Formazione continua: ha un obiettivo a lungo termine che consiste nell’accrescere competenze e autostima nella carriera del lavoratore. La formazione in oggetto è progettata per mantenere aggiornate le conoscenze e le competenze dei dipendenti, consentendo loro di adattarsi a nuovi ruoli e responsabilità in base all’evoluzione delle richieste del mercato. L’apprendimento permanente, mantiene attiva la motivazione e funziona come una strategia efficace per la crescita dell’azienda.

• Ambiente positivo: uffici luminosi e attività di team building. Non si tratta solo dello spazio fisico in cui si svolgono le attività quotidiane, ma anche del clima relazionale ed emotivo che influisce sulla motivazione, sulla produttività in azienda e sul benessere lavorativo. L’ambiente positivo include sia gli aspetti strutturali - spazi, strumenti, illuminazione - sia quelli relazionali ed emotivi tra cui comunicazione interna, leadership e senso di appartenenza. Un buon ambiente di lavoro è quello in cui le persone si sentono sicure, valorizzate e motivate.per favorire benessere, produttività e crescita. 

A cura di Carlotta Lucon

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