La terza guerra mondiale, o meglio il pericolo che le guerre attualmente in corso in Ucraina e a Gaza possano estendersi e che si precipiti in un'escalation come dice di temere lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è un argomento che a scuola è meglio evitare di affrontare?
Il timore della destra è che la demagogia, la scarsa preparazione di fronte alle propagande e la strumentalizzazione politica di alcuni insegnanti siano sempre in agguato.
Ma davvero nel Lazio questa parte politica sta tentando di censurare aprioristicamente ogni confronto, come accusa la sinistra?
In realtà, tutti - destra compresa - sono convinti che di guerra si può, anzi, si debba parlare. Altrimenti sarebbe come tenere gli studenti italiani in una bolla, avulsi dalla realtà che li circonda.
Lo scontro, piuttosto, è sul come farlo: tutti, parlandone, dovrebbero tenersi lontano dalle propagande, dalle ideologie e dalle proprie convinzioni personali.
Ma cos'è successo per cui c'è questa polemica in atto?
L'anno scolastico che si appresta a partire in tutte le regioni italiane lo fa con una polemica che qualche anno fa sarebbe stata davvero impensabile. È giusto che in classe si parli di terza guerra mondiale? E se sì, in che modo lo si deve fare?
La polemica è nata nella Regione Lazio. Qui, lo scorso 3 settembre, come ha ricostruito ieri Libero, l'Ufficio Scolastico Regionale ha inviato una circolare a tutti i presidi con la quale li invitava "a garantire la massima serenità nell'organizzazione di occasioni di confronto e di dibattito nell'ambito degli appuntamenti didattici relativamente ai rilevanti eventi geopolitici in corso".
La Regione guidata dal Governatore di centrodestra Francesco Rocca ha sottolineato "la necessità di assicurare la specificità dei luoghi e dei momenti di vita scolastica, quali le riunioni degli organi collegiali, che devono essere esclusivamente finalizzate alla trattazione delle tematiche relative al buon funzionamento dell'istituzione scolastica e sottratte a qualunque altra finalità".
Insomma, al di là del burocratese, l'invito era questo: a scuola si può parlare di tutto, compreso della terza guerra mondiale, ma le cattedre non si devono trasformare in pulpiti per improvvisati comizi politici.
Sta di fatto che il messaggio che hanno voluto intendere sinistra e sindacati è che a scuola è meglio stare zitti: non parlare di terza guerra mondiale, né di politica.
Così, dalla consigliera regionale del Pd Eleonora Mattia a Marilena Grassadonia, responsabile di "diritti e libertà" di Sinistra Italiana, fino ai Cobas, è stato tutto un fiorire di accuse di censura.
La prima ha addirittura preparato un'interrogazione consiliare per il Governatore Rocca, ma con parole che, secondo Libero, finiscono per svelare la giustezza proprio della circolare dell'Ufficio Scolastico Regionale. Leggere per credere:
Come volevasi dimostrare: la propaganda di Hamas minaccia di farsi spazio anche nelle scuole italiane.
Come, del resto, quella contro il governo Meloni, visto che la Grassadonia accusa l'Ufficio Scolastico Regionale del Lazio di seguire "pedissequamente le indicazioni del ministro Valditara", con una visione educativa giudicata "reazionaria ed arida".
E i Cobas? Hanno dato il loro contributo con queste parole:
Tanto basta per dire che la terza guerra mondiale è pronta a combattersi anche all'interno delle nostre scuole. E che per i nostri ragazzi sarà meglio armarsi dei giusti strumenti intellettuali per vincerla.