13 Sep, 2025 - 10:50

Perché Tyler Robinson ha scritto Bella Ciao su un proiettile (e perché è un caso per la politica italiana)

Perché Tyler Robinson ha scritto Bella Ciao su un proiettile (e perché è un caso per la politica italiana)

Chissà se mentre premeva il grilletto con Charlie Kirk nel mirino, Tyler Robinson la canticchiava anche. Quello che si sa di sicuro dell'omicida del giovane rappresentante Maga è che aveva trascritto su un proiettile le due parole che compongono il titolo di Bella Ciao, l'inno dei nostri partigiani, il canto iconico che rimanda immediatamente alla nostra Liberazione dal nazifascismo.

Comunque sia, proprio questo particolare rappresenta l'ultimo motivo di polemica nella politica italiana. La destra, infatti, accusa la sinistra di aver messo la firma ideologica sull'omicidio che ha posto fine alla vita di Kirk.

La Bella Ciao dell'omicida di Charlie Kirk spacca la politica italiana

Questa mattina, non a caso Libero ha aperto la sua edizione con questo titolo:

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La firma del killer: Bella Ciao

Il direttore Mario Sechi l'ha messa così:

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La sinistra sul caso dell'assassinio di Charlie Kirk ha l'intenzione esposta e il nervo scoperto. L'intenzione è diventata visibile subito dopo l'omicidio, quando è partito il mantra: Se l'è cercata, è un trumpiano, violenza chiama violenza. Il nervo è arrivato 48 ore dopo, quando un proiettile inciso con le parole Bella Ciao ha squarciato lo scudo che avevano costruito con l'antitrumpismo e scoperchiato il pentolone della loro ribollita di antifascismo

Mario Sechi ha chiamato in causa anche Gad Lerner per questo post:

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Bella Ciao e la storia dell'antifascismo con questo Tyler Robinson, l'assassino di Charlie Kirk, non c'entrano un bel nulla. Scrivere quelle parole sui proiettili di un'America precipitata nel fanatismo insozza la memoria di chi per la democrazia si è sacrificato. Giù le mani

 

Per Sechi, le parole di Lerner rappresentano la "scintilla ideologica, la coda di paglia, il flirt a corrente alternata (ma mai staccata) con gli spaccateste, l'eredità della violenza politica della sinistra che oggi continua nella ripetizione ossessiva delle parole d'ordine, negli slogan dei cortei, nella demonizzazione dell'avversario, nella pubblicazione delle foto del "nemico" a testa in giù"

Il riferimento del direttore di Libero è andato a quest'immagine messa in rete da un collettivo di sinistra italiano e ripresa anche dalla premier Giorgia Meloni

Ma tant'è: anche per questo l'omicidio di Kirk coinvolge in pieno la politica italiana.

Il clima di violenza nel mondo della politica

Nell'era dei social, il clima di odio e violenza nel mondo della politica ormai non meraviglia più nessuno. Sta di fatto che la firma Bella Ciao sul proiettile di Robinson chiama in un certo qual modo particolarmente in causa quella italiana. Un paradosso, secondo il sociologo (legato alla sinistra) Marco Revelli. Sulla Stampa, l'ha messa così:

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Un proiettile contro Bella Ciao. Uno strumento di morte contro un canto di libertà. Se davvero l'assassino di Charlie Kirk ha scritto su uno dei suoi proiettili quell'espressione, non poteva trovare modo peggiore per profanarne il significato

Revelli spiega il motivo:

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Bella Ciao nasce, come un po' tutti i messaggi profondi e universali, avvolta in una nube d'incertezza (...) Ma rapidamente è diventata il canto di tutti i popoli in lotta per la libertà, risuonato a Roma dopo ogni strage fascista o di Atene vessata dalla Troika, di Parigi dopo il massacro di Charlie Hebdo o dell'Ucraina invasa, scandito nelle grandi assemblee zapatiste nel Chiapas o intonato a Teheran durante le proteste per la morte di Mahsa Amini. Ovunque un popolo alzasse la testa contro l'oppressione, lì risuonavano quelle note in tutte le lingue del mondo

In ogni caso, ciò che tiene a sottolineare Revelli è che "il messaggio di Bella Ciao non è affidato a un'arma, ma a un fiore" ("Questo è il fiore del partigiano, morto per la libertà")

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Il sentimento che muove non è l'odio, ma la speranza: si rivolge alle genti che passeranno, che si immagina più felici del protagonista, nella libertà riguadagnata grazie al suo sacrificio

L'appello finale, quindi, è questo:

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Vogliamo continuare a cantarla con questo spirito, per allontanare da noi gli spettri della violenza, della prevaricazione, dell'odio e del dispotismo
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