15 Sep, 2025 - 15:35

Terza guerra mondiale: "Sulla Flotilla c'è paranoia", la denuncia della giornalista espulsa

Terza guerra mondiale: "Sulla Flotilla c'è paranoia", la denuncia della giornalista espulsa

La Flotilla ha preso il largo nello scorso fine settimana anche dall'Italia con 18 unità. Ma da Catania, destinazione Gaza, uno dei fronti più preoccupanti di quella che alcuni, citando Papa Francesco, chiama già terza guerra mondiale, si sono imbarcate molte persone in meno di quanto previsto in un primo momento. Da 600 sono scese di alcune decine. Gli organizzatori della spedizione hanno giustificato la decisione per motivi di sicurezza, "alla luce delle minacce del ministro israeliano Ben-Gvir".

Ma tant'è: l'esponente del governo Netanyahu c'entra poco, anzi proprio nulla, nella decisione che ha preso il direttivo italiano della Flotilla di rimandare a casa la giornalista de La Stampa Francesca Del Vecchio.

Questa mattina, la cronista l'ha ribadito nel corso della trasmissione di La 7 Omnibus testimoniando che sulla Flotilla si respira un clima di paranoia.

La paranoia sulla Flotilla denunciata dalla giornalista espulsa

Ma cosa ha detto Francesca Del Vecchio questa mattina destinato a riaccendere le polemiche sulla spedizione umanitaria che vorrebbe rompere l'assedio israeliano a Gaza?

Di sicuro, parole che non mettono in buona luce gli organizzatori di un'iniziativa che sembra a senso unico, a favore solo della popolazione palestinese, ma non anche di quella israeliana che avrebbe diritto di vivere in un suo Stato in maniera sicura. Quindi, senza più la presenza di Hamas. 

Come ha detto l'ex direttore di Repubblica Maurizio Molinari, se la Flotilla fosse partita con l'intento di fermare davvero la guerra, avrebbe speso parole anche contro i terroristi, cosa fatta persino dai Paesi arabi della Lega. E, soprattutto, almeno simbolicamente, si sarebbe preoccupata di portare degli aiuti umanitari anche agli ostaggi che sono ancora nelle sue mani.

Invece, il modo d'agire dei suoi organizzatori, oltre che il curriculum degli uomini che le stanno dietro a livello internazionale, fanno pensare che non sia altro che una pedina per un'operazione più propagandistica che umanitaria.

Come dicono i francesi, à la guerre comme à la guerre.

Le accuse di Francesca Del Vecchio

Ma tant'è: questa mattina, Francesca Del Vecchio, alla domanda cosa è successo sulla Flotilla nel suo caso particolare, ha dato questa risposta:

virgolette
Sono stata espulsa dalla missione con l'accusa di aver rivelato informazioni sensibili. Nello specifico, i luoghi del training di chi doveva partire. Ma sono affermazioni false innanzitutto perché non erano state chiarite quali fossero le informazioni sensibili che non si dovevano dare: c'è stato un approccio un po' vago da questo punto di vista. Poi, perché i miei articoli sono pubblici: tutti li possono leggere. E non ho mai dato riferimenti specifici sui luoghi. Infine, perché mi sembra quantomeno un po' ingenuo pensare che le intelligence internazionali abbiano bisogno di resoconti di stampa per venire a conoscenza di determinate informazioni

Del Vecchio si sofferma soprattutto sul luogo del training perché gli organizzatori l'hanno accusata che è stata lei a rivelarlo:

virgolette
In realtà, era di dominio pubblico. Non solo per colleghi e fotografi, ma anche agli autisti degli autobus che trasportavano i partecipanti da Catania. E, naturalmente, anche ai residenti, visto che è un luogo abitato

Per questo, allora, Del Vecchio parla di "ostilità preconcetta nei confronti dei giornalisti e della linea del mio giornale".

In effetti, gli organizzatori della Flotilla le hanno detto chiaramente che ricevevano solo "merda" da La Stampa. E chi non era allineato, evidentemente, non poteva far parte dell'equipaggio.

Dalla preoccupazione alla paranoia

L'aria che si respira a bordo della Flotilla, quindi, è abbastanza tesa. Francesca Del Vecchio l'ha descritta così:

virgolette
Oltre che la preoccupazione, che è legittima perché si tratta di una missione comunque rischiosa, abbiamo visto tutti i droni che sono sorvolati su una delle barche nel mare di Tunisi, io ho notato anche una certa paranoia. Le misure forse erano eccessive. Capisco la necessità di proteggersi, di evitare fughe di notizie su dati sensibili. Però alcune informazioni erano già di dominio pubblico...  
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