18 Sep, 2025 - 11:18

Cosa succederebbe se ChatGPT smettesse di esistere

In collaborazione con
Chiara Bollo
Cosa succederebbe se ChatGPT smettesse di esistere

Immagina un giorno in cui ChatGPT non è più accessibile. Immagina non avere più suggerimenti immediati per la lista della spesa, nessuna bozza di mail automatica, nessun piano aziendale improvvisato con un prompt. Per molti, sarebbe un vuoto improvviso, come perdere un amico affidabile, un supporto costante e quasi del tutto indispensabile. Ma cosa accadrebbe davvero se questo strumento sparisse? E quali conseguenze avrebbe per chi già ne fa un uso eccessivo?

Dipendenza emotiva, illusioni di competenza

Si chiede spesso all’IA cosa fare, come fare, se sia giusto fare. Ma sorgono già forti segnali di allarme: il CEO di OpenAI, Sam Altman, ha dichiarato di essere preoccupato dall’“emotional over-reliance” che alcuni giovani sviluppano nei confronti di ChatGPT, al punto da sentirsi incapaci di prendere decisioni senza consultarlo.

Una dipendenza emotiva che purtroppo non è solo teorica. Difatti ricerche recenti mostrano che chi usa molto questo strumento tende ad avere una maggiore solitudine, meno relazioni faccia-a-faccia, e spesso usa il chatbot come forma di conforto in assenza di altri supporti emotivi. Non è uno psicologo, non è un consulente legale, non è un professionista sanitario, eppure in certe situazioni viene usato come tale.

Minaccia reale: cifre, salute mentale, isolamento

Non ci sono dati definitivi che mostrino quanti giovani si siano tolti la vita “a causa di ChatGPT”, ma ci sono casi – come quello di Adam Raine, giovane sedicenne che si è tolto la vita l’11 aprile scorso – che sono già sotto indagine legale. Gli studi segnalano un’associazione tra uso eccessivo e peggioramento del sonno, ansia, burnout, disturbi nel concentrarsi ma anche nel relazionarsi.

Per migliorare i danni servirebbe una grande presa di coscienza: da parte di utenti, famiglie, istituzioni, aziende tecnologiche. È fondamentale insegnare competenze digitali ed emotive, educare all’uso critico dell’IA e far capire che non è un sostituto dell’umano. Inoltre le aziende che sviluppano questi modelli dovrebbero rafforzare le protezioni, soprattutto per minorenni: come rilevare segni di rischio emotivo, limitare certe conversazioni, garantire che vi siano riferimenti a servizi di aiuto reali.

Se ChatGPT scomparisse?

Se un giorno Chatgpt smettesse di esistere, sarebbe uno shock per una parte consistente della popolazione digitale, specie per chi ormai conta su di esso in ogni piccolo gesto della vita quotidiana. Ma ci sarebbe anche la possibilità di riscoprire la propria voce, la chiarezza dei propri pensieri, la responsabilità personale. Perché dipendenze digitali e illusioni di sostituzione affettiva sono il segnale che stiamo forse perdendo qualcosa di più profondo: la capacità di vivere con gli altri, con noi stessi, senza filtri.

A cura di Chiara Bollo 

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