Ogni guerra ha il suo traditore. E la guerra che si è combattuta oggi in Parlamento non ha fatto eccezione. Sul fronte della riforma della giustizia, a essere additato come voltagabbana è il segretario di Più Europa Riccardo Magi.
Il motivo è presto detto: dopo anni di battaglie radicali a sostegno della separazione delle carriere dei magistrati giudicanti e inquirenti, Magi si è astenuto in polemica con la riforma Nordio che prevede proprio questa novità.
A rimanere sulla stessa posizione e a votare a favore è stato solo l'altro deputato di Più Europa, Benedetto Della Vedova.
Ma chi ha accusato Riccardo Magi di essere venuto meno proprio nel momento della verità sul fronte della riforma della giustizia?
Oggi, alla Camera dei Deputati, è passata la seconda lettura della riforma Nordio che, tra l'altro, separa le carriere dei magistrati. E, in attesa dell'ultimo step al Senato e del referendum costituzionale che dovrà dire l'ultima parola sulla riforma la prossima primavera, Magi, con la sua astensione, ha suscitato le ire dei suoi vecchi compagni di viaggio.
Uno di loro è Marco Taradash: pronosticando addirittura un suo no alla riforma, è andato a ripescare un'intervista di Magi a Repubblica datata solo qualche mese fa:
E comunque: se Azione di Carlo Calenda ha votato a favore della riforma, Magi e Renzi si sono astenuti sulla riforma della giustizia che, nei contenuti, hanno sempre auspicato. E Taradash, con il tipico sarcasmo che gli deriva dall'essere toscano, ha colto l'occasione per puntualizzare anche due altre cose:
Beh, in realtà, già il secondo (Magi) si è astenuto.
E comunque: cosa sosteneva Riccardo Magi nell'intervista (invecchiata comunque male) che concesse a Repubblica a gennaio scorso a proposito di riforma della giustizia?
All'epoca, Più Europa aveva votato con la maggioranza a favore del dl Nordio. E Magi aveva spiegato il motivo così:
Magi, poi, diceva di non provare alcun disagio nemmeno davanti alla voglia di Forza Italia di dedicare la riforma a Silvio Berlusconi:
Al che, Repubblica chiese a Magi: ma siete consapevoli che anche questa volta c'è uno scontro aspro tra politica e magistratura? E lui:
Però i magistrati temono che il Pubblico ministero sia sottomesso al potere esecutivo...
Otto mesi dopo, Magi ha deciso in parlamento che era comunque meglio non prendere una posizione netta: alzare le mani e astenersi dal voto.
In ogni caso, come ha risposto il segretario di Più Europa?
Insomma, per Magi
“Questa riforma avrebbe meritato un dibattito e un clima del tutto diverso in modo da evitare il clima da guerra santa creato dall'esecutivo. Chi si dice garantista non può poi non porsi il problema, sollevato non solo da alcuni studiosi ma anche da un autorevole esponente della stessa maggioranza come Marcello Pera, del rischio di dare vita a un esercito acefalo di 1300 procuratori che si muovono in totale autonomia con la polizia giudiziaria al loro servizio. Il rischio, per dirla con le parole di Pera, è che la separazione delle carriere diventi la foglia di fico per pratiche giudiziarie persino peggiori di quelle di oggi".
Magi, infine, getta sul tavolo anche la carta del superamento dell'obbligatorietà dell'azione penale: