19 Sep, 2025 - 06:57

Addio al numero chiuso per Medicina, Sallusti: "Passo importante, ma l'università torni ad essere libera"

Addio al numero chiuso per Medicina, Sallusti: "Passo importante, ma l'università torni ad essere libera"

Non poteva giungere in un momento più opportuno il sostegno del direttore del Giornale Alessandro Sallusti alla riforma dell'università voluta dalla ministra Anna Maria Bernini. Anche per lui, infatti, il superamento del numero chiuso per accedere agli studi di Medicina è un primo passo importante per rendere effettivo il diritto allo studio per ogni studente e, in prospettiva, garantire all'Italia un sistema sanitario più solido.

Ma non solo: per Sallusti, la riforma rappresenta anche l'occasione per sottolineare l'importanza di avere un mondo universitario libero, dedito alla ricerca, attento a dare spazio a tutti ma senza calpestare i diritti di nessuno.

Gli ultimi fatti di Pisa, dove a un professore è stato impedito di svolgere regolarmente una lezione da un gruppo di studenti Pro-Pal, e di Torino, dove un altro è stato sospeso in quanto giudicato troppo vicino al governo israeliano, gli danno più che mai ragione.

Numero chiuso a Medicina, Sallusti: "L'università deve essere luogo libero"

Per Alessandro Sallusti, quindi, tutto si riconduce a un concetto: quello della libertà. Contattato da Tag24.it, alla domanda se la riforma Bernini che ha cancellato il numero chiuso per Medicina può garantire un Paese più meritocratico, la mette così:

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Certamente rappresenta un passo in avanti. Non so quanto lungo, ma di certo lo è. E se non c'è il primo passo, non possono esserci né il secondo né il terzo né tutti gli altri. Certo, però, è che fino a quando l'università italiana non tornerà a essere un luogo della libertà, del confronto civile di idee diverse, anche aspro ma civile, si possono fare tutte le riforme del mondo ma l'università non sarà mai una fucina di classi dirigenti adeguate

Sallusti invita a non dimenticare che l'Italia è anche il Paese che ha impedito a Papa Ratzinger "con sessanta professori, tra cui un futuro Premio Nobel (il riferimento è a Giorgio Parisi, ndr) di parlare alla Sapienza di Roma". 

I fatti ricordati da Sallusti risalgono al gennaio del 2008: papa Benedetto XVI era stato invitato all’inaugurazione del 705esimo anno accademico del prestigioso ateneo romano dal Rettore Renato Guarini. Ma, a quel punto, ci fu una sollevazione da parte di 67 professori e di parte degli studenti che arrivarono a occupare il Senato accademico. E, a seguito di queste reazioni, fu il Vaticano a declinare l'invito.

Sallusti: "A me, in un'università, impedirebbero di parlare"

Il direttore del Giornale, in ogni caso, ha ricordato anche uno degli episodi più recenti in cui l'università non si è dimostrata un luogo dove le idee possono circolare e confrontarsi liberamente: l'episodio di Pisa:

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Un gruppo di studenti ha menato un professore perché non la pensava come loro

Per questo Sallusti crede che a lui stesso sarebbe negato prendere parola in un ateneo:

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Non mi sarebbe permesso di parlare nelle università italiane perché non condivido le opinioni della maggior parte delle persone che ne fanno parte. Non è una esagerazione. A David Parenzo, ad esempio, è accaduto. Gli è stato impedito di entrare in un ateneo per un dibattito. Per questo dico che tutte le riforme sono benedette. Ma finché l'università non tornerà a essere un luogo di libertà, non faremo mai grandi passi in avanti 

 

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