Baristi, casalinghe, pizzaioli, estetisti, fornai. Sono migliaia le candidature arrivate per diventare maestri di scuola primaria, in vista delle nuove assunzioni nel comparto scolastico. Un'ondata inaspettata che racconta molto dell’Italia del 2025: un Paese in cerca di stabilità economica e sociale, dove la scuola diventa rifugio, speranza e ripiego allo stesso tempo.
Eppure, paradossalmente, decine di migliaia di insegnanti formati e specializzati vivono da anni nel limbo del precariato, saltando da una supplenza all’altra, senza certezze né prospettive.
Chi si sta candidando oggi ha davvero la vocazione?
Oppure cerca solo uno stipendio fisso, orari comodi e ferie garantite?
La scuola italiana, già in affanno tra classi pollaio, fondi insufficienti, e assenza di personale di sostegno, rischia di diventare il campo di battaglia tra chi ha studiato per insegnare e chi, legittimamente, prova a entrare da una porta lasciata aperta.
Serve chiarezza. Serve una riforma seria che:
- Stabilisca criteri meritocratici
- Valorizzi il titolo di studio e l’esperienza didattica
- Tuteli i docenti precari che mandano avanti le scuole da anni
Insegnare non è un piano B. Non può diventare l’ultima spiaggia di chi non trova altro.
È una scelta educativa, etica e sociale, che incide sulle generazioni future.
A cura di Gaetanina Narciso