Dal 25 settembre 2015 ad oggi: nonostante impegni e strategie, molti SDGs restano un miraggio. È tempo di agire davvero per non tradire le generazioni future. 25 settembre 2015 – 25 settembre 2025. Sono passati 10 anni da quando l’ONU ha adottato l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile: un patto globale che avrebbe dovuto porre fine alla povertà, proteggere l’ambiente e garantire dignità, benessere e giustizia per tutti. Eppure, nel 2025, l’Italia continua a mostrare prestazioni negative, stagnanti o in peggioramento su molti obiettivi.
Ora più che mai, è lecito chiedersi: possiamo ancora cambiare rotta?
L’Agenda 2030, firmata nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, è articolata in 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (SDGs) e 169 target specifici, da raggiungere entro il 2030. In Italia la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS), approvata nel 2017 e aggiornata nel 2022 23 con nuovi valori obiettivo, rappresenta lo strumento ufficiale che coordina l’attuazione.
- Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) ha cercato di incanalare risorse importanti verso gli SDGs, mappando molte misure su obiettivi specifici.
Gli SDGs in deficit Dai rapporti recenti emergono chiari ritardi su vari fronti:
- Città e comunità sostenibili: l’Italia fatica a migliorare la qualità dell’aria in molti capoluoghi, persistono emissioni nocive di PM2,5 superiori ai limiti, con rischi per la salute pubblica.
- Vita sulla terra / biodiversità: la percentuale di aree protette è aumentata ma resta distante da quanto serve.
- Consumo e produzione responsabile sta mostrando segnali positivi, ma non abbastanza per cambiare passo radicale.
- In molti casi, gli sforzi politici e programmatici non si traducono abbastanza velocemente in azioni concrete su scala locale: infrastrutture, cambiamento climatico, disuguaglianze sociali. Cosa funziona (e cosa possiamo valorizzare) Non è tutto negativo. Alcuni elementi su cui l’Italia può costruire: Il PNRR ha destinato migliaia di milioni per misure collegate agli SDGs, con investimenti su energia pulita, trasporti sostenibili, e digitalizzazione. - La revisione della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (2022 23) ha introdotto “valori obiettivo” più chiari e un sistema di indicatori migliorato, anche per monitoraggi territoriali. - Crescente impegno della società civile, delle imprese e delle istituzioni locali: progetti ambientali, iniziative green, partenariati territoriali.
Perché siamo ancora lontani Ci sono diversi ostacoli che frenano la piena attuazione: - Disparità territoriali: Nord vs Sud, regioni urbane vs aree interne. - Ritardi burocratici e politiche non integrate: spesso gli interventi ci sono, ma frammentati, con poca coordinazione fra le istituzioni. - Finanziamento non sempre adeguato o poco focalizzato su obiettivi chiave. - Cambiamento climatico già in atto: eventi estremi, fragilità idrogeologica, alluvioni che richiedono risposte urgenti. - Resistenza al cambiamento culturale: modelli di consumo poco sostenibili, scarsa consapevolezza ecologica diffusa.
-Possiamo ancora agire? Sì, ma serve coraggio e strategia Ecco alcune linee guida pratiche per invertire la rotta:
1. Politiche locali più incisive: Comuni, Regioni devono essere motori del cambiamento, con progetti visibili per cittadini.
2. Partecipazione attiva della società civile: scuole, imprese, ONG devono essere coinvolte come partner veri.
3. Monitoraggio trasparente: rendere noti i dati sugli indicatori SDGs, con report periodici accessibili.
4. Incentivi efficaci per produzioni sostenibili, economie circolari, innovazione verde.
5. Educazione ambientale e sociale come base per cambiare stili di vita: dal consumo quotidiano all’uso delle risorse. Dieci anni fa abbiamo preso una promessa. Un impegno globale. Oggi, siamo davanti a una scelta: lasciare che il tempo scada con molti obiettivi non raggiunti, oppure agire con decisione. L’Italia può ancora farcela. Ma serve azione, corresponsabilità, visione. Non domani. Oggi.
A cura di Gaetanina Narciso