Oltre il fumo dei fumogeni, in quanti hanno aderito allo sciopero generale indetto dai sindacati di base ieri, 22 settembre 2025, a favore di Gaza?
I primi dati ufficiali sono spiazzanti se si considera il numero di persone scese in piazza, non sempre pacificamente a dire la verità, per dire stop alla guerra di Nethanyahu. Abbastanza per far titolare oggi al Manifesto:
Ma tant'è: un po' come i dati auditel il giorno dopo una serata di Sanremo, erano attesi numeri importanti. Invece, questi ultimi sono abbastanza impietosi per chi voleva "bloccare tutto": almeno nel pubblico impiego, solo una sparuta minoranza ha rinunciato alla giornata di lavoro per solidarizzare con la Palestina.
Il giorno dopo i cortei in decine di città italiane, stando all'Ufficio relazioni sindacali, Servizio per i procedimenti negoziali per la rappresentatività sindacale e gli scioperi del Dipartimento della Funzione Pubblica e della Presidenza del Consiglio dei Ministri, hanno aderito allo sciopero solo il 5,96% dei dipendenti pubblici.
Bisogna dire che il dato è provvisorio. Tuttavia, sono state diramate le percentuali di adesione scorporate anche per le diverse categorie.
Ebbene: il tasso più alto è stato registrato nelle Funzioni centrali (con il 13,21%). A seguire, nel Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco (8,05%); Istruzione e ricerca (7,56%); Funzioni locali (3,23%); Province autonome (2,3%); Presidenza del Consiglio dei Ministri (2%); Regioni a Statuto Speciale (1,65%) e Sanità (1,52%).
Il report del Dipartimento della Funzione Pubblica si snoda con diverse colonne.
La prima conta il personale in servizio nella giornata di ieri (in tutto 466.884 dipendenti pubblici). Poi c'è quella del personale che, in numeri assoluti, ha aderito allo sciopero (22.781). La terza colonna attiene, invece, il personale assente per altri motivi (84.522).
Per questo, la percentuale di adesioni sul personale rilevato è stata del 5,96%.
Il che, tra parentesi, ha fatto risparmiare allo Stato 1.704.415,28 euro nelle buste paga di settembre.
Ora, comunque, con le piazze piene, evidentemente soprattutto di ragazzi, lo sciopero generale indetto dai sindacati di base si è rivelato comunque un successo per gli organizzatori. Al di là delle violenze che si sono registrate soprattutto a Milano, da tempo i sindacati di base non beneficiavano di una vetrina e di un palcoscenico mediatico così importante.
Del resto, si può dire anche che sono stati "coraggiosi". Nel senso che Cgil, Cisl, Uil e Ugl, i quattro maggiori sindacati italiani, non hanno voluto metterci la faccia sullo sciopero: la protesta che si è snodata lungo tutto il Paese è stata senza leader riconosciuti. Un segno dei tempi.
Tanto più che la Cgil, appena venerdì scorso, 19 settembre, aveva organizzato uno sciopero di quattro ore in favore di Gaza. Il sindacato di Landini ha chiesto lo stop al "genocidio e agli accordi militari tra Italia e Israele" anche con un presidio nei pressi di Montecitorio. Ma non aveva certo ottenuto l'eco mediatica delle manifestazioni di ieri.
Evidentemente, di questi tempi, se si pensa anche al risultato referendario dello scorso giugno sui temi del lavoro, le sigle "ufficiali" fanno fatica a imporsi nella galassia contestatrice che, tra l'altro, si sviluppa per la stragrande maggioranza fuori dai tradizionali luoghi di lavoro. I dati di quest'oggi sull'adesione allo sciopero di ieri lo dimostrano.
Le polemiche, in ogni caso, soprattutto verso il sindacato di Maurizio Landini, non mancano. Salvatore Cannavò del Fatto Quotidiano, ad esempio, ha osservato:
Per il cronista del Fatto, la partecipazione vista ieri "è molto grande e vuole risposte anche dalla sinistra e dal suo principale sindacato: dovrà dire come intende recuperare all'errore compiuto". Pesasse anche solo il 5,96% tra chi lavora.