24 Sep, 2025 - 09:49

Paolo Mendico morto a Latina, la madre accusa la scuola: "Noi lasciati soli, ora basta omertà"

Paolo Mendico morto a Latina, la madre accusa la scuola: "Noi lasciati soli, ora basta omertà"

Si è tolto la vita all'alba di giovedì 11 settembre, poco prima dell'inizio del nuovo anno scolastico, nella sua cameretta di Santi Cosma e Damiano, a Latina. Paolo Mendico aveva appena 14 anni, ma da tempo - ormai, secondo i genitori - era vittima di episodi di bullismo. 

Dietro il dolore per la sua perdita si nascondono ora rabbia e voglia di giustizia. Ne abbiamo parlato con la madre, Simonetta La Marra, che insieme al marito Giuseppe si era rivolta più volte alla scuola per segnalare la problematica. "Basta omertà", il suo appello dopo la tragedia.

Paolo Mendico morto suicida a Latina, la testimonianza della madre

Sulla vicenda la Procura di Latina ha aperto un'inchiesta con l'ipotesi di istigazione o aiuto al suicidio; le indagini, come precisato dal procuratore Carlo Fucci, procedono a "360 gradi", concentrandosi dunque anche sull'ambiente extrascolastico. 

Ma è sul ruolo della scuola che, secondo la madre, bisognerebbe fare chiarezza. "Paolo frequentava un istituto tecnico informatico, trascorrendo in aula dalle cinque alle sei ore. Qualche volta andava all'associazione musicale dove suonava la batteria, ma, a quanto ci risulta, andava d'accordo con tutti".

"A scuola, invece, veniva continuamente vessato. Cosa che avevamo più volte segnalato". Una ricostruzione smentita dalla preside, che, intervistata da un'inviata del programma Mediaset Le Iene, nei giorni scorsi ha dichiarato di non essere mai venuta a conoscenza della problematica specifica.

"La verità è che sempre stata assente - la risposta di Simonetta -, perché è a Fondi. A Santa Cosma e Damiano, che è una sede distaccata, c'era la vicepreside, che abbiamo più volte incontrato. Ci ha sempre promesso che avrebbe risolto il problema, invece non ha mai fatto niente di concreto". 

Gli episodi di bullismo e le segnalazioni alla scuola, cosa è successo

La madre di Paolo descrive un quadro di profonda frustrazione nei confronti della scuola, che a suo avviso avrebbe ignorato i ripetuti allarmi lanciati dalla famiglia. "Abbiamo fatto almeno quattro o cinque segnalazioni, non è servito a niente", racconta.

"Paolo veniva spintonato, insultato, preso in giro con aggettivi dispregiativi, calciato vicino allo zaino, addirittura una volta è stato spinto contro il muro. Se la scuola fosse stata più attenta, forse oggi sarebbe ancora vivo", prosegue Simonetta.

Il ragazzo si impegnava molto. "Aveva buoni voti, non mancava mai ai compiti. In classe cercava di evitare i guai restandosene tranquillo, seduto al suo banco", ma non è bastato. Il malessere accumulato per tanti anni, l'11 settembre scorso l'ha portato al gesto estremo.

Dolore e rabbia: l'appello della famiglia per la giustizia

La madre chiede ora verità e giustizia. "Non si tratta di un caso isolato: prima di Paolo altri ragazzi hanno vissuto le stesse cose, lo posso assicurare. Fenomeni così sono sempre esistiti, ma sono stati tutti azzittiti. Adesso basta".

"Basta omertà. Bisogna urlare, rivoltarsi le maniche e chiedere che l'intero ambito scolastico venga riformato, a partire dagli insegnanti, che dovrebbero essere in primis degli educatori. La scuola dovrebbe essere un porto sicuro", l'appello di Simonetta.

Mentre parla, la sua voce è provata dall'emozione, ma anche dalla stanchezza di chi da ore fatica a riposare. "Io sono morta con mio figlio. Non ci posso credere e mi auguro con tutto il cuore che esca fuori la verità", conclude.

Alla fiaccolata organizzata dal fratello maggiore di Paolo, qualche sera fa, si sono presentate oltre cento persone. "Buon viaggio", recitava lo striscione in testa al corteo. Anche sui social in molti stanno mostrando vicinanza alla famiglia. "Non si può morire così a 14 anni", recita uno dei tanti messaggi.

Quattro, al momento, i nomi di ragazzi fatti dai genitori alla Procura di Latina, che lavora in sinergia con la Procura per i minori di Roma e gli ispettori del Miur. Al setaccio il telefonino e gli altri strumenti informatici in uso al 14enne. Si attendono ancora i risultati dell'autopsia. 

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