24 Sep, 2025 - 14:50

Chi è Emanuele Ragnedda, l'imprenditore vitivinicolo fermato per l'omicidio di Cinzia Pinna a Palau

Chi è Emanuele Ragnedda, l'imprenditore vitivinicolo fermato per l'omicidio di Cinzia Pinna a Palau

Proviene da una delle famiglie che hanno reso celebre il Vermentino di Gallura in tutto il mondo. Emanuele Ragnedda, 41 anni, originario di Arzachena, è ora accusato di omicidio volontario in relazione alla scomparsa di Cinzia Pinna, la 33enne originaria di Castelsardo di cui non si avevano notizie dall'11 settembre scorso, ritrovata senza vita oggi, 24 settembre. Con lui è indagato per occultamento di cadavere un 26enne milanese. 

Chi è Emanuele Ragnedda, indagato per l'omicidio di Cinzia Pinna

Figlio di Mario Ragnedda, uno dei fondatori della storica cantina Capichera, e nipote di Sebastiano Ragnedda - imprenditore legato allo sviluppo turistico della Costa Smeralda - Emanuele, oggi 41enne, ha respirato fin da giovane l'aria dell'enologia di alto profilo.

Dopo anni di lavoro all'interno dell'azienda di famiglia, nel 2016 ha fondato una propria realtà: ConcaEntosa, sette ettari vitati tra Arzachena e Palau. Il suo vino simbolo, "Disco Volante", un Vermentino, viene venduto in purezza a cifre che oscillano tra i 1.300 e i 1.800 euro a bottiglia.

Prezzi che hanno sempre fatto scalpore, tanto quanto l'ambizione dichiarata di Ragnedda di posizionare il suo prodotto ai livelli dei più grandi bianchi francesi. Il suo successo ha conquistato, nel tempo, la stima di molti. Eppure, dietro l'immagine di imprenditore audace, non sono mancate e non mancano le ombre.

La scomparsa della 33enne a Palau e le indagini 

Ragnedda è finito ora al centro delle indagini riguardanti la scomparsa di Cinzia Pinna, avvenuta nella notte tra l'11 e il 12 settembre a Palau. 

Già dall'analisi dei filmati delle videocamere di sorveglianza era emerso che, dopo essere uscita da un locale barcollante, la 33enne era stata avvicinata da un'auto di proprietà dell'uomo, salendo a bordo. Il suo telefono aveva registrato un ultimo segnale alle 3:20, poi il nulla: di Cinzia si erano perse le tracce.

A far scattare l'allarme, i familiari che, non vedendola rientrare, ne avevano denunciato la sparizione. Le ricerche erano partite subito, senza avere tuttavia l'esito sperato. Nel pomeriggio del 24 settembre, la svolta: Ragnedda ha confessato di averla uccisa, indicando anche il luogo dove era stato nascosto il corpo, che è stato ritrovato.

Ancora al vaglio, invece, la posizione del 26enne accusato di occultamento, sospettato di averlo aiutato a disfarsi del cadavere, che era in un terreno di sua proprietà adiacente alla villa in cui vive. Gli inquirenti hanno sequestrato i telefoni di entrambi e un'arma da fuoco. All'interno dell'abitazione avrebbero invece rinvenuto tracce di sangue.

In alto, una foto dei carabinieri sul luogo in cui si pensa possa essere stato commesso il delitto (Ansa)

La tentata fuga via mare, il fermo e la confessione: trovato il corpo

A complicare la posizione dell'uomo, stamattina, era stato il fatto che avesse tentato di fuggire a bordo di un'imbarcazione privata dal porticciolo di Cannigione. Ragnedda era stato quindi fermato e portato in carcere. Durante l'interrogatorio, la confessione. 

"Facciamo fare tutti gli accertamenti che competono all'autorità giudiziaria", aveva dichiarato l'avvocato Luca Montella, che difende Ragnedda, all'Ansa. "Per il momento", aveva aggiunto, "non rilasceremo altre dichiarazioni".

Anche i legali dell'altro indagato - Antonello Desini, Nicoletta Mani e Maurizio Mani - avevano voluto dire la loro. 

virgolette
Il nostro assistito e l'indagato per omicidio non erano amici, ma avevano un rapporto di mera conoscenza, non lo ha frequentato nei giorni della scomparsa e per quello che ci è dato sapere non conosceva la ragazza, quindi non si capisce perché è stato tirato in ballo.

Se sia davvero estraneo ai fatti, lo chiariranno le indagini ancora in corso. Nel frattempo, dopo la notizia del ritrovamento del cadavere di Cinzia, sui social sono comparsi centinaia di messaggi di cordoglio per la famiglia. La speranza era di riuscire a riportare la donna a casa, sana e salva: purtroppo gli sforzi non sono bastati.

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