Il corpo di Cinzia Pinna, scomparsa l'11 settembre scorso da Palau, è stato ritrovato in un casolare all'interno della tenuta vitivinicola di Emanuele Ragnedda, che ha infine confessato l'omicidio. Dopo giorni di indagini, rilievi e un tentativo di fuga da parte dell'indagato, ieri, 24 settembre 2025, è così arrivata la svolta. A incastrare l'uomo, alcuni video di sorveglianza e le tracce ematiche rinvenute nella sua abitazione. Ignoto ancora il movente.
Cinzia Pinna, 33 anni, originaria di Castelsardo, era stata avvistata per l'ultima volta nella notte tra l'11 e il 12 settembre scorso fuori da un locale di Palau, in Gallura. Alle 3:20 del mattino, il suo telefono aveva agganciato una cella nei pressi del porto.
Da allora, di lei non si era più saputo nulla. La prima svolta è arrivata quando, analizzando i filmati di alcune videocamere di sorveglianza, gli inquirenti - che indagavano sulla sua scomparsa dopo l'allarme lanciato dai familiari - hanno scoperto che la donna era salita su un'auto.
Grazie al controllo incrociato dei dati del veicolo, si è risaliti al proprietario, Emanuele Ragnedda, che è stato quindi iscritto nel registro degli indagati insieme a un suo conoscente di 26 anni, accusato di occultamento di cadavere. L'ipotesi era che l'imprenditore di Arzachena potesse aver ucciso Cinzia.
Ipotesi che è diventata una conferma quando - dopo essere stato fermato a bordo di un gommone - ieri, 24 settembre, l'uomo è stato interrogato e ha deciso di collaborare, confessando l'omicidio e indicando anche il luogo in cui il corpo della 33enne era stato nascosto, un casolare abbandonato all'interno della sua tenuta.
Si è poi scoperto che il 41enne era subito finito nel mirino degli inquirenti: i carabinieri, infatti, avevano inviato un'informativa alla Procura, basandosi su delle segnalazioni sospette e su dei movimenti - dubbi - tracciati tramite il sistema di videosorveglianza e le celle telenofiche.
Ragnedda, in pratica, era stato messo sotto osservazione, anche se non formalmente indagato. Quando, ieri mattina, ha tentato la fuga via mare, rifugiandosi poi a Baja Sardinia, nella villa di famiglia, le forze dell'ordine lo hanno arrestato.
Nelle stesse ore, i carabinieri del Ris di Cagliari impegnati in accertamenti a ConcaEntosa, hanno scoperto evidenti tracce di sangue su un divano e altre zone della sua abitazione.
Il servizio dedicato al caso dalla trasmissione Rai "Ore 14" - 24 settembre 2025. Quando è stato mandato in onda, Emanuele Ragnedda era ancora in caserma. Si sarebbe poi saputo che stava confessando l'omicidio Pinna.
Davanti all'evidenza, Ragnedda avrebbe prima dichiarato che la donna si era sentita male durante un party a base di alcol e droghe e che lui, essendo andato a dormire, l'aveva trovata morta il mattino seguente. Poi è arrivata la confessione vera e propria.
La pistola usata per commettere il delitto - munita di due caricatori - è stata ritrovata e sequestrata. Il 41enne è accusato ora di omicidio volontario aggravato dall'uso di arma da fuoco e occultamento di cadavere. Resta ignoto il movente.
Ragnedda ha genericamente parlato di un litigio, di una situazione "fuori controllo" durante un incontro tra due persone in condizioni psicofisiche alterate, e ha aggiunto di essersi "dovuto difendere", nonostante la donna fosse disarmata.
Saranno gli accertamenti ancora in corso a fornire maggiori risposte. Sembra sia stata chiarita, invece, la posizione del secondo indagato per occultamento, un 26enne milanese residente a Olbia che era stato tirato in ballo dallo stesso Ragnedda.
L'uomo aveva raccontato di averlo chiamato per farsi aiutare a caricare il cadavere in auto e a disfarsene, ma il ragazzo si era subito dichiarato estraneo ai fatti, mettendo anche a disposizione la sua vettura per tutti i rilievi del caso. Lo stesso Ragnedda, con le sue parole, secondo Il Corriere della Sera, lo avrebbe poi scagionato. Si attendono adesso ulteriori sviluppi.