L’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco (2007) è uno dei cold case più discussi d’Italia, con una successione di indagati, depistaggi, tracce scientifiche non del tutto chiarite e testimonianze rimaste sospese. Negli ultimi anni, grazie anche ad alcune inchieste giornalistiche e all’attivismo di ex investigatori, come Francesco Marchetto, si è iniziato a parlare insistentemente di una presunta connessione tra alcuni protagonisti del caso Poggi e soggetti finiti sotto la lente della Procura nell’ambito dell’inchiesta Clean 2.
Clean 2, infatti, nasce nel 2022 per far luce su irregolarità e sistemi corruttivi all’interno di una fetta delle forze dell’ordine e della magistratura pavese. In questa maxi inchiesta, risultano coinvolti carabinieri (tra cui il maresciallo Antonio Scoppetta e il capitano Maurizio Pappalardo), imprenditori e funzionari pubblici. Secondo le accuse, sarebbero stati commessi reati come corruzione, rivelazione di segreti d’ufficio, peculato e atti persecutori.
Il nodo centrale che avvicina le due storie riguarda la gestione delle indagini sul delitto Poggi. Alcuni investigatori coinvolti in Clean 2 ebbero ruoli chiave nel caso Garlasco. È il caso del maresciallo Scoppetta, che nel 2017 svolse accertamenti rapidi su Andrea Sempio, all’epoca oggetto di nuove attenzioni da parte degli inquirenti. Scoppetta oggi è a processo e accusato tra l’altro di aver usato il proprio ruolo per favorire e proteggere soggetti indagati in vari procedimenti, fornendo informazioni riservate e indirizzando atti di indagine a favore di amici o complici.
Secondo la ricostruzione di Marchetto, ci sarebbero state anomalie e depistaggi nelle indagini: la rapidità con cui Sempio fu “scaricato” come sospettato, le possibili pressioni interne all’Arma, la mancata valorizzazione di alcune tracce, come l’impronta numero 33, che oggi grazie alle analisi della Procura sembra invece un elemento potenzialmente decisivo.
Un altro aspetto che fa discutere riguarda la gestione delle informazioni tra gli indagati di Clean 2. Alcune intercettazioni emerse nell’ambito dell’inchiesta hanno messo in evidenza scambi tra soggetti interni alle forze dell’ordine e figure già note nel caso Garlasco. In particolare, in alcuni incontri tra uomini dell’Arma e personaggi legati agli ambienti investigativi o alla massoneria, sarebbero state affrontate e scambiate informazioni riservate sulle indagini Poggi, alimentando un clima di sospetti e reticenze.
A fine 2024, la Cassazione ha autorizzato la riapertura delle indagini sull’omicidio Poggi, sostenuta proprio dalle ombre gettate dall’inchiesta Clean 2 e dalle irregolarità riscontrate in alcuni atti giudiziari. Andrea Sempio è stato nuovamente indagato, e la Procura di Pavia, oggi guidata da Fabio Napoleone, ha incaricato esperti di riesaminare i reperti, in particolare l’identificazione dell’arma e la presenza di possibili complici sulla scena del crimine.
Questa riapertura è stata motivata anche dal ritrovamento di nuove tracce genetiche che suggeriscono la presenza di più persone nell’abitazione di Chiara Poggi il giorno dell’omicidio. La pista dei “complici” si è così sovrapposta ai sospetti sulla condotta degli inquirenti, aprendo scenari che hanno alimentato le ipotesi di chi pensa che la verità, per anni, sia stata occultata o manipolata da accordi trasversali tra carabinieri e funzionari coinvolti.
Le fonti certificate ad oggi non indicano una connessione diretta e comprovata tra l’omicidio Poggi e Clean 2. Tuttavia, quello che si può affermare senza rischio di querela è la presenza di punti di contatto concreti: soggetti che hanno agito in entrambi gli ambiti, anomalie nelle indagini, ruoli “borderline” che sollevano interrogativi sulla regolarità procedurale dei due casi.
Da processi e documenti ufficiali emergono fatti gravi nell’ambito Clean 2, come il passaggio illecito di informazioni, atti di corruzione, stalking e gestione privata di procedimenti pubblici. Questi elementi gettano lunghe ombre sulla trasparenza delle istituzioni coinvolte. E le stesse ombre, nei sospetti dei più attenti, si allungano sull’indagine Garlasco, dove tentativi di depistaggio e pressioni interne avrebbero potuto (se provati) compromettere la ricerca della verità.
Le teorie più suggestive parlano di accordi tra soggetti dell’Arma, massoneria locale, imprenditori e personaggi borderline, capace di alterare le indagini e favorire gli interessi di una cerchia ristretta. Questi scenari, tuttavia, non hanno mai raggiunto la soglia della prova nei tribunali: restano sullo sfondo, alimentati da testimonianze, coincidenze e dal clima di sospetto che aleggia sul territorio dopo oltre 18 anni dall’omicidio.
Chi pensa a qualcosa di losco trova conferma nel fatto che, solo oggi, si sia deciso di fare piena chiarezza su filoni investigativi rimasti fermi per anni. Le sentenze e le inchieste Clean 2, da un lato, certificano l’esistenza di una corruzione profonda nelle istituzioni locali; dall’altro, la riapertura del caso Poggi introduce domande nuove su screzi, omissioni e rapporti tra indagati e carabinieri ai vertici.