25 Sep, 2025 - 13:50

Dai genocidi del Novecento a oggi: cosa ha imparato davvero l’umanità?

In collaborazione con
Gaetanina Narciso
Dai genocidi del Novecento a oggi: cosa ha imparato davvero l’umanità?

Auschwitz, Srebrenica, Ruanda, Darfur, Gaza, Ucraina. 
Nomi che bruciano. Luoghi che gridano. Date incise nella storia dell’orrore umano. 
Il Novecento è stato il secolo dei genocidi. Il ventunesimo, purtroppo, non è da meno.

Dopo Auschwitz, giurammo: Mai più. 
Eppure, da allora, i genocidi sono continuati. 
E oggi, nel 2025, ci ritroviamo ancora a contare i morti, spesso in silenzio, con indifferenza, o peggio, con rimozione.

Shoah: la ferita aperta dell’Europa

La Shoah è il simbolo più estremo della disumanizzazione. 
Sei milioni di ebrei, sterminati scientificamente. 
La macchina della morte nazista è stata così precisa, così organizzata, da lasciare un segno indelebile nella coscienza umana. 
Eppure, oggi, l’antisemitismo cresce ancora. I negazionisti alzano la voce. E il confine tra memoria e retorica si fa labile.

Srebrenica: il genocidio d’Europa che abbiamo ignorato
1995. Bosnia. Oltre 8.000 uomini e ragazzi bosniaci musulmani vengono uccisi a Srebrenica, in quella che è stata definita la più grave atrocità sul suolo europeo dalla Seconda guerra mondiale. 
L’Europa sapeva. Le Nazioni Unite erano lì. 
Ma nessuno ha fermato la mano dei carnefici.

Ruanda, Darfur, Myanmar: genocidi lontani, coscienze spente

Fuori dai confini dell’Europa, il mondo ha assistito – spesso muto – a stragi inimmaginabili: 
- 800.000 tutsi massacrati in 100 giorni in Ruanda. 
- I Rohingya in Myanmar: popolo senza Stato, vittime di pulizia etnica. 
- Il Darfur, dimenticato dopo le prime pagine. 

Il colore della pelle, la distanza geografica, il disinteresse mediatico: tutto ha contribuito a rendere invisibili milioni di vittime.

E oggi? Gaza, Ucraina, Sudan: il presente brucia ancora

Il XXI secolo non ha portato pace. 
- In Ucraina, i crimini di guerra si moltiplicano. 
- In Gaza, la linea tra guerra e massacro civile è sempre più sottile. 
- In Sudan, si consuma una guerra civile ignorata dai più.

La memoria non basta. Le commemorazioni non salvano vite.

Cosa ha imparato l’umanità?

Poco. Forse nulla. 
Abbiamo creato memoriali, proclamato giornate della memoria, approvato convenzioni internazionali.
Ma la cultura dell’odio continua a proliferare, alimentata da disuguaglianze, razzismo, ideologie estremiste e silenzi colpevoli.

Serve un’educazione alla pace, non solo alla memoria

La memoria è un punto di partenza, non un alibi. 
L’umanità ha bisogno di:
- Educare alla responsabilità storica, 
- Prevenire l’odio con cultura e giustizia, 
- Creare istituzioni internazionali forti, 
- Proteggere le minoranze e punire chi incita alla violenza.

Il tempo delle scuse è finito

Non possiamo continuare a dire non lo sapevamo. 
Oggi tutto è visibile, tracciabile, denunciabile. 
La vera domanda è: vogliamo agire?

A cura di Gaetanina Narciso

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