25 Sep, 2025 - 13:52

Il mondo sommerso della sofferenza: ciò che non vediamo, ma che ci riguarda tutti

In collaborazione con
Gaetanina Narciso
Il mondo sommerso della sofferenza: ciò che non vediamo, ma che ci riguarda tutti

Il mondo sommerso della sofferenza: le vite che non fanno rumore

Ogni giorno, mentre la routine scorre tra notifiche e scadenze, milioni di persone vivono in un mondo parallelo. Invisibile, silenzioso, ignorato. È il mondo sommerso della sofferenza: fatta di ansia, solitudine, povertà, malattia, abbandono, abuso.

Non è solo nei paesi lontani. È qui, nelle nostre città, nelle scuole, negli ospedali, nei centri per anziani, nelle case silenziose dei nostri quartieri. È negli sguardi abbassati, nei corpi stanchi, nei ragazzi che smettono di parlare, negli anziani che nessuno chiama più.

Sofferenza psicologica: l’epidemia nascosta

I numeri parlano chiaro:

- 1 giovane su 3 soffre di disturbi d’ansia o depressione.
- Ogni 24 ore, in Italia, una persona si toglie la vita.
- Milioni di anziani vivono in solitudine cronica, dimenticati da tutti.
Eppure la salute mentale resta un tabù, una parentesi nei discorsi pubblici. Chi soffre spesso tace, perché ha paura di non essere creduto, capito, accolto. 

La povertà invisibile

La sofferenza ha molte facce: c’è chi non ha da mangiare, ma anche chi non ha speranze. 
Le nuove povertà non si vedono per strada: si nascondono dietro un mutuo in ritardo, una bolletta non pagata, una madre che sceglie di non curarsi per comprare i libri ai figli.

Le periferie dell’anima spesso sono dentro chi lavora, studia, vive… ma resiste al limite.

Il dolore silenziato dei bambini

Tanti bambini subiscono abusi, maltrattamenti, trascuratezza. A scuola non parlano. A casa non vengono ascoltati. 
La loro sofferenza si trasforma in rabbia, ritiro, silenzio. Ma non è mai "solo un capriccio". È un grido che chiede aiuto.

Quando il dolore non ha voce: malattie, disabilità, esclusione

Chi convive con malattie croniche, disabilità o dipendenze spesso vive in un isolamento forzato. Il mondo sembra andare avanti, mentre loro restano fermi. 
Ma dietro ogni corpo fragile c’è una persona che vuole essere vista, non compatita.

Cosa possiamo fare?

- Parlare: rompere il silenzio è il primo passo per abbattere lo stigma.
- Ascoltare: con empatia, senza giudizio, con tempo.
- Agire: sostenere chi soffre con gesti concreti, vicinanza e servizi adeguati.
- Educare: una società più consapevole è anche più giusta.


Vedere oltre

Il mondo sommerso della sofferenza non è altrove. È accanto a noi, dentro alcune persone che amiamo, forse dentro di noi stessi. 
L’invito non è alla pietà, ma alla responsabilità.

Perché la vera umanità si misura da quanto sappiamo prenderci cura di chi non riesce più nemmeno a chiedere aiuto.

A cura di Gaetanina Narciso

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