25 Sep, 2025 - 13:58

Striscia di Gaza: tra territorio conteso e crisi umanitaria senza fine

In collaborazione con
Gaetanina Narciso
Striscia di Gaza: tra territorio conteso e crisi umanitaria senza fine

La Striscia di Gaza, lunga quasi 40 km e larga tra 6 e 13 km, è uno dei luoghi più densamente popolati al mondo. Da decenni teatro di conflitto, occupazione, assedio, è diventata anche simbolo di una crisi umanitaria che pare inarrestabile.

Gaza è “contesa” non solo per il suolo o la politica, ma per la vita delle persone che ci abitano: chi fugge, chi resta, chi spera solo che l’aiuto arrivi.

Tensioni politiche & sovranità: chi controlla cosa?

- Gaza è sotto il governo de facto di Hamas, ma con gravi limitazioni dovute al blocco israeliano, che limita l’accesso a molte risorse essenziali: acqua, energia, medicine.  
- Anche l’accesso e il controllo sulle frontiere, sugli aiuti internazionali e sulle zone di “evacuazione” sono materia di contesa continua. Le zone designate “sicure” sono spesso difficilmente accessibili per i civili.
- La comunità internazionale è divisa: alcuni paesi chiedono un cessate il fuoco e il riconoscimento della Palestina; altri mantengono alleanze che complicano azioni concrete rapide. Le risoluzioni dell’ONU segnalano la necessità di aprire i valichi per gli aiuti, ma le restrizioni persistono.

La crisi umanitaria: numeri, effetti, emergenza

- Si stima che oltre il 90% della popolazione di Gaza sia stata sfollata almeno una volta. Molte famiglie sono costrette a spostarsi più volte a causa dei bombardamenti e delle operazioni militari.
- L’acqua potabile è un lusso: infrastrutture idriche e impianti fognari sono stati distrutti o danneggiati. Servizi essenziali come elettricità, ospedali, scuole sono al collasso. 
- Il blocco sulle risorse essenziali – medicinali, carburante, generi alimentari – ha causato gravi carenze. Il sistema sanitario è vicino al collasso, e molti non ricevono cure per ferite, malattie croniche o traumi.  
- L’insicurezza persistente rende il trasporto degli aiuti pericoloso, con rischi per operatori umanitari. Le rotte di accesso sono limitate e spesso chiuse, il che peggiora la situazione nei quartieri più colpiti.

Cosa manca, cosa serve
- Libertà di accesso agli aiuti: le restrizioni alle frontiere e i blocchi ai valichi impediscono l’arrivo in sicurezza del materiale di prima necessità. 
- Protezione dei civili: case, ospedali, scuole non dovrebbero essere obiettivi militari. 
- Riparazione delle infrastrutture essenziali: elettricità, acqua, strutture sanitarie, strutture per l’istruzione. 
- Un percorso politico credibile: senza dialogo, riconoscimento reciproco e pressioni internazionali, il conflitto resta bloccato.

Perché Gaza ci riguarda

Gaza non è “lontano” come molti vorrebbero credere. È un test di civiltà. 
Ogni giorno di silenzio è una giornata in cui si muore perché un corpo medico non ha farmaci, perché un bambino non ha acqua, perché una casa non ha tetto. 
Ignorare Gaza significa ignorare la sofferenza umana, la dignità negata.

Non basta indignarsi

Serve un impegno concreto. 
Il nostro dovere è:
- chiedere che i diritti siano rispettati, 
- che le istituzioni internazionali facciano il loro dovere, 
- che ogni persona con voce — media, cittadini, leader — non lasci che la Striscia di Gaza sia solo una notizia al TG.

Perché una terra contesa non diventi una condanna silenziosa per chi la abita.

A cura di Gaetanina Narciso

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