Non una data simbolica, ma un giorno qualunque: il 15 ottobre. Per ricordare a tutti che "la lotta alla violenza non deve limitarsi a ricorrenze o slogan". Nasce da questa idea la manifestazione "Lacrime Furenti", promossa da associazioni attive contro femminicidi, stalking, bullismo e ogni altra forma di sopraffazione.
Tra le promotrici c'è Alessandra Verni, madre di Pamela Mastropietro, la giovane di appena 18 anni brutalmente assassinata nel 2018, a Macerata, e diventata, suo malgrado, il simbolo di una giustizia spesso sentita come distante, incompleta, fragile. L'abbiamo intervistata, affinché ci raccontasse il senso dell'evento.
"Questa manifestazione nasce dall'esigenza di non restare indifferenti davanti a tanta violenza - racconta Verni - Già il nome, Lacrime Furenti, evoca il dolore, la sofferenza: vuole essere una protesta contro le ingiustizie che noi, famiglie di vittime, viviamo ogni giorno".
A organizzarla sono state le Associazioni ODV dedicate a Pamela Mastropietro e Yana Malayko, con la collaborazione del settimanale Giallo diretto da Albina Perri e altre realtà attive sul territorio, tra cui Unione Nazionale Vittime, Associazione Per Te e Associazione Salvamamme.
Si terrà a Roma dalle 14 alle 19 del 15 ottobre. "Un giorno qualunque, lontano dalle ricorrenze simboliche come il 25 novembre, perché la violenza va contrastata ogni giorno, con azioni concrete", spiega ancora Verni. "Scenderemo in piazza per chiedere un cambiamento reale".
Durante la protesta, una delegazione delle associazioni partecipanti sarà ricevuta in Parlamento e consegnerà alla Commissione Femminicidio un documento ufficiale. "Porteremo proposte di legge, chiederemo pene più severe per reati gravi come la violenza sessuale e l'omicidio volontario. Vogliamo anche maggiori tutele per le vittime e i loro familiari", prosegue Verni.
Al centro delle richieste, dunque, misure che non lascino indietro coloro che vengono colpiti da tragedie indicibili, come quella di Alessandra, che spesso, nella sua battaglia per la giustizia per sua figlia Pamela, si è sentita abbandonata. Nonostante la condanna definitiva dell'assassino, Innocent Oseghale, la donna non ha mai smesso di battersi affinché venga fatta pienamente luce sull'accaduto.
"Pamela è stata violentata, uccisa, fatta a pezzi - dichiara - Non lo meritava. Nessuno merita di morire così. Io continuo a lottare e spero in un cambiamento, per lei, per noi, per chi resta. Alle famiglie che vivono la mia stessa situazione direi di non abbattersi e di continuare a sperare, come sto facendo io".
Qualche mese fa Alessandra ha chiesto di incontrare Oseghale in carcere. Una scelta coraggiosa. "Dove ho trovato la forza? Da mia figlia - racconta ora - Alcuni giornalisti in quell'occasione hanno parlato di perdono, ma il perdono presuppone un pentimento e lui non si è mai pentito. Non ha fatto i nomi dei complici. Sa delle cose, ma non parla. E fuori ci sono persone libere, protette da figure potenti".
Verni ha ricevuto anche delle segnalazioni al riguardo. Qualcuno le ha scritto facendo nomi, puntando il dito. "Ho segnalato tutto sia alla polizia che ai carabinieri - afferma - Ma non ho più saputo nulla. Il problema è anche questo: noi familiari non veniamo informati. Viviamo nel silenzio, ed è straziante". Chiedono quindi più contatto con le Procure. Rapporti umani.
Quando parla è determinata, desiderosa di proteggere altre famiglie dallo stesso dolore. "I nostri angeli ci guidano. Se non ci sarà giustizia sulla terra, ci sarà quella divina. Ma dobbiamo continuare a far sentire la nostra voce", il suo appello. Il 15 ottobre a Roma "non ci saranno bandiere politiche, perché la violenza riguarda tutti. Noi ce la stiamo mettendo tutta: venite in tanti!".