Immagina di essere una bimba di cinque anni e di passare un’intera giornata chiusa in una macchina ferma, nel mezzo di un deserto di macerie, di fianco a due tuoi zii e tre cugini, che sono stati appena stroncati da una raffica di fucilate. Immagina di essere così piccola da non comprendere ancora come funzioni il mondo o le distanze e per questo di non riuscire a capire perché nessuno venga a prenderti, mentre continui incessantemente a chiedere al telefono di essere salvata. Immagina di farlo mentre te ne stai nascosta dietro uno dei sedili di quell’automobile che ormai cade a pezzi, con l’odore acre di sangue e morte che invade i tuoi piccoli polmoni di bambina. Immagina che adesso stia per calare la sera, dopo aver vissuto ore interminabili di angoscia, di essere ancora così piccina da avere paura del buio e che non ci siano lampioni nel raggio di chilometri. Immagina di essere perfettamente cosciente che intorno a te ci siano dei carri armati guidati da un esercito nemico del tuo popolo, che combatte in nome dell’avidità e della più atroce miseria umana. Immagina che quei soldati abbiano già deciso di ucciderti, ma ti lascino viva e terrorizzata un altro po’, senza acqua né cibo, per giocare al gatto e al topo. Infine immagina di morire così, proprio quando i soccorsi sono finalmente arrivati per portarti in salvo.
Ecco, questi sono stati gli ultimi disumani istanti di vita di Hind Rami Iyad Rajab, una palestinese di soli cinque anni che, il 29 gennaio del 2024, stava tentando la fuga dalla Striscia di Gaza, accompagnata da due zii e tre cugini, a bordo di una macchina. Quella maledetta mattina di fine gennaio, nel quartiere di Tel al-Hawa, a Gaza, alcuni militari dell’esercito israeliano hanno sparato 335 volte, crivellando di colpi l’auto guidata dallo zio di Hind Rajab. All’attacco, inizialmente, sono sopravvissute Hind e la cugina quindicenne, che prima di morire è riuscita a chiamare il centralino della Mezzaluna Rossa. Ma pochi minuti dopo, purtroppo, anche quest’ultima è deceduta. Dunque rimasta sola, Hind ha richiamato i soccorsi, rimanendo in linea con gli operatori fino a sera, in attesa che ricevessero il via libera per inviarle un’ambulanza sul posto. Alle 19:00 circa, a soli otto minuti di distanza, l’ambulanza è partita, ma una volta raggiunto il luogo l’esercito israeliano ha aperto ancora il fuoco, uccidendo Youssef Zeino e Ahmad al‑Madhoun, i due paramedici a bordo del mezzo. Alle 19:30 il contatto telefonico con Hind è stato perso definitivamente. Il corpo della bambina è stato ritrovato dodici giorni dopo già in avanzato stato di decomposizione, così come quelli degli zii, dei cugini, di Youssef e Ahmad. Le numerose telefonate avvenute tra gli operatori del centralino della Mezzaluna Rossa e Hind Rajab sono state tutte registrate e, dopo la morte della bimba, gli audio sono stati pubblicati sui social network in segno di denuncia. Lo Stato di Israele ha poi messo in discussione la dinamica dei fatti, negando l’accaduto e dichiarando addirittura che in quella data non ci fossero truppe militari sul luogo del crimine. Ma le indagini, successivamente svolte dai giornalisti di Sky News e del Washington Post, tramite il recupero di immagini satellitari e prove video, hanno dimostrato l’inconfutabile colpevolezza dell’esercito israeliano. A luglio 2024 l’omicidio di Hind Rajab è stato dichiarato crimine di guerra dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite.
È da questi fatti che la cineasta tunisina Kawthar ibn Haniyya ha voluto creare un lungometraggio, intitolandolo La Voce di Hind Rajab. Presentato in anteprima mondiale, il 3 settembre 2025, all'82ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, alla fine della proiezione il film ha ricevuto un applauso del pubblico lungo quasi 24 minuti. La pellicola è stata realizzata utilizzando le registrazioni originali delle telefonate avvenute tra Hind e gli operatori del centralino dei soccorsi destinati alla Striscia di Gaza. L’idea di realizzare questo progetto di importantissima denuncia sociale è nata dopo che la regista ha ascoltato su internet la registrazione di una delle telefonate, pubblicate dalla Mezzaluna Rossa. Da lì la richiesta ufficiale da parte di Kawthar ibn Haniyya di ricevere l’intero materiale audio, della durata di 70 minuti circa, e di cominciare a scrivere una sceneggiatura che si adeguasse al meglio con la ricostruzione degli accadimenti di quel 29 gennaio 2024. La pellicola è stata premiata, durante il festival di Venezia, con il Leone D’argento ed è stata scelta per concorrere ai prossimi Premi Oscar 2026 come miglior film straniero, in rappresentanza della Tunisia. Tra l’altro questo è il terzo lungometraggio di Kawthar ibn Haniyya, dopo L’Uomo che Vendette la Sua Pelle e il documentario Quattro Figlie, scelto per gareggiare agli Oscar.
Sarò sincera, la visione de La Voce di Hind Rajab è stata devastante. Ho pianto moltissimo e sono uscita dal cinema col cuore gonfio di dolore. Ciò che però ho davvero apprezzato è il fatto che la sala fosse completamente piena e che la maggioranza degli spettatori fossero tutti ragazzi sulla ventina. Questo aspetto è stato molto commovente e mi ha lasciato una profonda speranza per il futuro. Tutti insieme abbiamo condiviso le lacrime nel silenzio e ci siamo stretti nella sofferenza, senza proferire parola. È stata la più grande forma di umanità che mi sia apparsa dinnanzi da tanto tempo.
Hind Rajab era una bellissima bambina di cinque anni, con la voce dolce e i modi gentili. Come ha raccontato la mamma in alcune interviste, sua figlia amava il mare e diceva spesso di sperare che la guerra finisse per poter tornare a giocare sulla spiaggia. Hind aveva le guanciotte tonde, di quelle che ti vien voglia di riempire di baci, la boccuccia rosa e gli occhi grandi, dalla forma leggermente allungata. Guardando le sue foto non ho potuto fare a meno di riconoscere una certa somiglianza del suo viso col mio, ai tempi in cui avevo la sua età, e questo dettaglio mi ha ricordato che per quanto il mondo possa essere grande, alla fine, nessuno di noi è così diverso o lontano dagli altri. Questo genocidio insensato, portato avanti in nome della più vile sete di denaro, dove i progetti futuri di edificazione immobiliare fanno sì che anche gli esseri umani vengano reputati pezzi da demolire insieme alle costruzioni, sta stroncando migliaia di vite, come neanche il demonio saprebbe fare. Stiamo assistendo alla morte di anziani, adulti, bambini, ma anche gatti, cani, animali di tante specie, come se la vita non avesse alcun valore di fronte al progetto di qualcuno che ha soldi e mezzi per distruggere, quasi indisturbato, un popolo intero. La cosa peggiore è che chi stiamo perdendo sotto le bombe lanciate dall’esercito di Israele non sta morendo sul colpo, che sarebbe già grave a sufficienza, ma lo sta facendo patendo prima la fame e la sete, vivendo gli ultimi istanti che gli restano nella paura e nel terrore più cieco. Tutto questo è mostruosamente inaccettabile e mi provoca rabbia e ribrezzo tale da perderci il sonno e anche po' la voglia di vivere. Per La Voce di Hind Rajab 4 stelle su 5.