Milan, Napoli e Roma assieme al comando: tra tutti i pronostici estivi, non se ne trova uno così. Qualche maestro di ovvietà aveva pronosticato il Milan protagonista grazie alle settimane senza coppe. Ma finora di partite infrasettimanali (due in Coppa Italia) ne hanno giocate più i rossoneri di Allegri, e perfino senza Leao. Non è automatico pensare che per vincere lo scudetto basti non giocare le coppe. Infatti prima del Napoli lo scorso anno c'era riuscito solo un Milan di Capello più di trent'anni fa.
Il Milan meraviglia per altre evidenze. Adesso è una squadra allegriana per concetti tattici e generosità. L'allenatore trascina il gruppo, che lo ripaga con prestazioni singole da luci a San Siro. Da Gabbia a Pulisic, pochi dei rossoneri avevano già giocato così. Sono tutti migliori rispetto a pochi mesi fa. E se non ci fosse il rischio di esagerare, verrebbe da dire che il maestoso Modric ammirato contro il Napoli ha pochi riscontri anche nel recente passato al Real Madrid.
Invece il Napoli non riesce ancora a godersi De Bruyne. E viceversa. Perché il trentaquattrenne belga potrebbe anche risentirsi per davvero (non solo con qualche smorfia di disappunto) se fosse sempre e comunque il primo ad essere sostituito. Non era certo De Bruyne l'unico difetto del Napoli sconfitto dal Milan.
La Roma continua a vincere e fa relativamente notizia, perché prosegue il trend avviato da Ranieri un anno fa. La notizia è che Gasperini, contrariamente alle sue abitudini atalantine, si concede ancora il lusso del "clean sheet", come si chiama adesso quella che una volta era l'italianissima "porta inviolata". Le statistiche insegnano che - a parte rare eccezioni - lo scudetto va alla squadra che subisce meno gol.
Scaramanzie a parte, ottimo segnale per la Roma. Va detto che Svilar è il portiere più stressato del campionato: ad ogni partita deve esibire almeno un prodigio, è successo anche con il Verona. E va aggiunto che cinque giornate offrono una statistica approssimativa come una "intenzione di voto" all'uscita dei seggi elettorali. Però, restando nella metafora elettorale, le ambizioni dei Friedkin non possono essere classificate solo come duro e puro sovranismo calcistico: la Roma lotterà per salire sul podio del campionato.
Un gradino sotto la Juventus che, malgrado il provvidenziale rientro di Bremer, finora si era salvata solo con la difesa. Per battere l'Inter e pareggiare con il Dortmund, aveva trovato in Yildiz l'ispiratore, in Vlahovic il terminale e in Adzic l'eroe casuale. Contro il Verona tutti e tre hanno scansato il tabellino dei marcatori. E così Tudor si accontenta del secondo pareggio consecutivo, ancora 1-1, e stavolta senza nemmeno la rabbia per eventuali decisioni avverse di arbitro e Var.
Mettendo invece a posto la difesa, pure con l'impiego più raffinato del portiere Martinez al posto di Sommer, l'Inter si riscopre bella con il ritorno al gol dell'altro Martinez, per tutti confidenzialmente Lautaro. Il capitano segna e gioca bene. Non succede quasi mai il contrario: quando non segna, non gioca bene.
È un bomber vero, prima che un autentico leader. È comunque la stella polare di questa Inter che si coccola Pio Esposito, il ragazzo che gioca come un grande. Se l'intuito non inganna, sembra il futuro dell'Inter e della nazionale. Cioè l'attaccante inter-nazionale che stavamo aspettando. Magari insieme a Camarda, cui però lo lega solo la coincidenza del primo gol in serie A segnato nella stessa giornata. Ne deve fare ancora di strada, il leccese in prestito dal Milan.
A proposito di Milan, anche al risveglio del lunedì mattina spuntano opinionisti, influencer e di tutto un po' per i complimenti ad Allegri. Sembra una corsa affannosa per salire sul carro del vincitore, anche se non ha ancora vinto. Quel che già trionfa è invece l'ipocrisia.