29 Sep, 2025 - 13:17

Mistero a Palau: perché Cinzia Pinna è stata uccisa? Dubbi sulla ricostruzione di Ragnedda

Mistero a Palau: perché Cinzia Pinna è stata uccisa? Dubbi sulla ricostruzione di Ragnedda

Cinzia Pinna, 33 anni, originaria di Castelsardo, è stata trovata morta diversi giorni dopo la sua scomparsa da Palau, lo scorso 24 settembre. Era adagiata sul terreno, nuda dalla cintura in giù, all'interno della tenuta di ConcaEntosa, di proprietà di Emanuele Ragnedda, imprenditore vitivinicolo di 41 anni.

L'uomo, fermato dopo un tentativo di fuga via mare, ha confessato l'omicidio (indicando anche il luogo in in cui aveva nascosto il corpo), e ha raccontato agli inquirenti di aver sparato alla donna - che non conosceva - durante la colluttazione scaturita da una lite, per difendersi. Ricostruzione su cui si sta ora tentando di fare luce.

Perché Cinzia Pinna è stata uccisa? La versione del party finito male

Nella tenuta di ConcaEntosa, teatro del delitto, i carabinieri del Ris hanno trovato - oltre a evidenti tracce di sangue - decine di bottiglie vuote o mezze consumate, resti di polveri bianche e abiti sparsi. Dettagli che raccontano di un party a base di alcol e (forse) droga, finito in tragedia. 

Manca il movente, il motivo che avrebbe spinto l'uomo - 41enne senza precedenti - ad uccidere. Secondo la sua ricostruzione, sarebbe successo tutto all'improvviso, nel corso di un diverbio degenerato in una colluttazione. Cinzia lo avrebbe aggredito con un oggetto contundente. E lui si sarebbe difeso.

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Potevo scappare, invece ho preso la pistola e ho esploso tre colpi,

le sue parole. Che lasciano però spazio ai dubbi. Sia perché non ci sono prove che la 33enne fosse armata - anche se l'imprenditore aveva, secondo L'Unione Sarda, tagli sul braccio e lesioni alla bocca - sia perché, quando è stata ritrovata, la donna era parzialmente nuda.

Ragnedda ha inoltre dichiarato di non conoscerla. Fonti locali riportano invece che qualcuno li aveva già visti insieme e che, le rispettive famiglie, avevano contatti. Quella di Cinzia, infatti, lavora da anni nell'ambito della ristorazione.

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Mio zio ha sempre acquistato i vini di Capichera, l'etichetta fondata dai Ragnedda,

ha spiegato il cugino della 33enne a La Repubblica.

Il buco nella ricostruzione di Ragnedda e i dubbi su possibili complici

C'è poi la questione del "buco temporale". Dai video delle telecamere di sorveglianza e dalle testimonianze raccolte, sappiamo che la notte tra l'11 e il 12 settembre la donna uscì barcollando da un locale di Palau, per poi salire sull'auto di Ragnedda.

Non sappiamo, però, con certezza, cosa sia accaduto nelle cinque ore successive. C'è il frame in cui si vede l'auto varcare i cancelli della tenuta di ConcaEntosa, ma nient'altro che possa testimoniare la sequenza degli eventi: l'omicidio, il momento in cui il corpo viene scaricato tra le siepi. 

Da chiarire poi la presenza di eventuali complici. Inizialmente Ragnedda ha fatto il nome di un conoscente milanese, che ha poi scagionato. Ma c'è il dubbio che qualcun altro possa averlo aiutato, magari a disfarsi del corpo e degli oggetti appartenenti alla 33enne, come il telefono, non ancora ritrovato. 

Le indagini sono ancora in corso: oggi i primi accertamenti medico-legali

Maggiori risposte arriveranno dagli accertamenti ancora in corso. Sono in programma per oggi, 29 settembre 2025, i primi esami sul corpo di Cinzia, che dovranno rilevare anche eventuali tracce di violenza sessuale. Fondamentali poi gli esiti delle analisi che il Ris sta conducendo sui reperti sequestrati a ConcaEntosa.

In alto, il servizio mandato in onda dalla trasmissione Rai "Uno Mattina News" - 29 settembre 2025. 

Ragnedda, nel frattempo, è stato trasferito dal carcere di Nuchis a quello di Bancali, in un reparto destinato ai detenuti sotto sorveglianza speciale, come il suo legale aveva chiesto. Restano il dolore e l'incredulità della comunità di Castelsardo, che poche sere fa si è riunita in una fiaccolata.

In testa al corteo c'erano il padre e la sorella di Cinzia, ma anche la sindaca Lucia Tirotto e il parroco Don Pietro Denicu. "No alla violenza in ogni sua forma", l'appello lanciato da quest'ultimo a nome di tutti. "Siamo qui per riaffermare il valore della vita". 

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