Il 29 settembre si celebra la Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare, un’occasione che ogni anno riporta al centro del dibattito pubblico un tema fondamentale e spesso sottovalutato: in un paese come l’Italia, famoso per la qualità della sua cucina, si continuano a buttare via enormi quantità di cibo. E i dati, pur mostrando un leggero miglioramento, mostrano una realtà che non può certamente lasciare indifferenti.
Nel mondo, infatti, vengono sprecate oltre 1 miliardo di tonnellate di cibo, circa un terzo della produzione globale. L’Italia, secondo le ultime elaborazioni dell’Osservatorio Internazionale Waste Watcher, guida la poco onorevole classifica dei Paesi europei con più sprechi, seguita da Germania, Francia, Spagna e Paesi Bassi.
C’è però un piccolo segnale di miglioramento: in un anno lo spreco pro-capite è passato da 35,5 a 30 chili annui (pari a circa 130 euro di spesa buttata). Una riduzione del 18,7% che indica una maggiore attenzione nelle abitudini quotidiane. Eppure, se si pensa che un italiano consuma mediamente un chilo di cibo al giorno, significa che in un anno finiamo per buttare alimenti sufficienti a coprire il fabbisogno di un mese intero.
A finire più spesso nel cestino sono i prodotti come frutta, verdura e pane. Ma lo spreco varia in base alla zona geografica e alla dimensione della famiglia: al Sud si registra un +13% rispetto alla media nazionale, mentre al Centro e al Nord le percentuali calano. Le famiglie senza figli sprecano più di quelle con bambini e, al contrario di quanto si possa pensare, i nuclei a reddito medio-basso risultano tra i meno virtuosi, perché spesso acquistano alimenti economici ma di qualità inferiore, che si deteriorano rapidamente.
Ridurre lo spreco non è importante solo dal punto di vista economico, ma anche di sostenibilità ambientale: ogni prodotto buttato implica acqua, energia e risorse naturali sprecate. Le strategie più efficaci rimangono quelle domestiche: pianificare la spesa, cucinare porzioni precise, consumare prima gli alimenti più vicini alla scadenza e congelare ciò che avanza dal pasto.
Accanto a queste buone pratiche, negli ultimi anni sono nate molte app anti-spreco. Tra le più conosciute c’è Too Good To Go, che consente ai negozi e ai ristoranti di mettere a disposizione a fine giornata i prodotti rimasti invenduti, offrendo la possibilità ai clienti di acquistarli ad un prezzo ridotto e conveniente. Non mancano però alternative come Phenix, Best Before e Last Minute Sotto Casa, che contribuiscono a ridurre le eccedenze di supermercati e ristoranti, trasformando ciò che sarebbe stato scarto in una risorsa riutilizzabile.
Il contrasto allo spreco alimentare deve essere una sfida globale: L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite prevede di dimezzare questi numeri entro i prossimi cinque anni. Se così fosse, per l’Italia significherebbe scendere a 19 chili annui a persona. Oggi siamo a quota 30: la strada è lunga ma non impossibile.
La Giornata Nazionale serve proprio a ricordarlo: ogni piccolo gesto quotidiano – dalla lista della spesa alla scelta di un’app anti-spreco – contribuisce al raggiungimento di un obiettivo comune. Perché ridurre lo spreco significa rispettare il valore del cibo, chi lo produce e, soprattutto, curare il pianeta che ci ospita.
A cura di Virginia Mattei