02 Oct, 2025 - 18:58

Luca Orioli e Marirosa Andreotta, svolta sulla morte a Policoro: fu duplice omicidio? Parla l’avvocato

Luca Orioli e Marirosa Andreotta, svolta sulla morte a Policoro: fu duplice omicidio? Parla l’avvocato

Luca Orioli e Marirosa Andreotta avevano 21 anni quando, il 23 marzo 1988, furono trovati senza vita nel bagno della villetta della ragazza a Policoro, in provincia di Matera. Lui era riverso sul pavimento, lei nella vasca da bagno, parzialmente immersa nell'acqua: una scena non facile da dimenticare, per i soccorritori, che - al loro arrivo - non poterono fare nulla per salvarli.

Le prime indagini puntarono sull'incidente domestico: una folgorazione dovuta a un guasto elettrico (accanto ai corpi c'era una stufetta accesa) o un'intossicazione da monossido di carbonio provocata dallo scaldabagno. Ipotesi mai supportate da prove certe, ma ritenute comunque sufficienti per chiudere il caso. Da allora sono passati 37 anni.

Ma c'è ancora chi - come la madre di Luca - si aspetta che venga fatta luce sull'accaduto. L'avvocato che la assiste, Antonio Fiumefreddo, ha depositato alla Procura generale di Potenza due nuove integrazioni alla richiesta di avocazione delle indagini. Al centro, ci sono una perizia criminologica e medico-legale e documenti provenienti da una vecchia inchiesta, che parlano di duplice omicidio.

I documenti inediti: testimoni, officiali e atti finora ignorati

"La prima integrazione riguarda una parte della lunga richiesta di provvedimenti e rinvii a giudizio che il dottor Luigi De Magistris fece nell'ambito dell'inchiesta denominata Toghe Lucane, che gli costò il trasferimento e poi l'allontanamento dalla magistratura", spiega l'avvocato Fiumefreddo.

"In quegli atti, finora inediti, ci sono infatti riferimenti alla vicenda di Policoro. In particolare, estratti degli interrogatori di alcuni ufficiali di carabinieri e di altri testimoni che - circostanziando e spiegando il movente - indicavano persone e piste precise", spiega ancora il legale.

La perizia medico-legale e criminologica del professor Bruno

Nei documenti su Luca e Marirosa di cui parla Fiumefreddo si fa riferimento per la prima volta esplicitamente a un duplice omicidio. "C'è poi la perizia super approfondita firmata dal professor Francesco Bruno, tra i massimi esperti di criminologia, con un collegio di specialisti della Sapienza", prosegue l'avvocato.

Perizia in cui si analizzano sia i corpi dei due fidanzati che la scena del crimine. "Secondo i consulenti, i due ragazzi sarebbero stati aggrediti e poi uccisi tramite annegamento: una conclusione supportata da elementi medico-legali come la presenza di schiuma polmonare (il cosiddetto fungo schiumoso) nelle vie respiratorie di entrambi".

Non è tutto. Sui cadaveri, secondo quanto ricostruito dagli esperti, c'erano ecchimosi e altri "segni di violenza da pressione, afferramento e trascinamento", sottolinea il legale. Mentre la scena del ritrovamento risulterebbe "anomala e in contrasto con quanto descritto dai testimoni", come se qualcuno l'avesse manipolata, per rallentare e confondere le indagini. 

I prossimi passi e la speranza della madre di Luca Orioli 

Dopo il deposito delle integrazioni, la palla passa ora alla Procura di Potenza, che dovrà decidere sull'avocazione. Se la richiesta dovesse essere accolta, il caso potrebbe finalmente essere riaperto e si potrebbe procedere con nuovi accertamenti. 

"Gli strumenti scientifici che abbiamo oggi permettono di verificare ciò che un tempo era difficile, perché non farlo anche per questa vicenda?", si domanda l'avvocato Fiumefreddo. "C'è una cosa, fra tutte, che mi lascia stupito: l'assenza dell'osso ioide nel corpo di Luca".

"Non sappiamo se sia andato perso o se sia stato rimosso, ma è un fatto anomalo, che andrebbe chiarito". Come tanti altri. Lo si deve ai familiari delle vittime, da anni in attesa di giustizia. "La madre di Luca è animata da una fede enorme e chiede solo che si arrivi a una verità", sottolinea il legale.

Una foto di Olimpia Fuina, madre di Luca Orioli, davanti al Tribunale di Matera (2008, Ansa)

"Non pretende un colpevole a tutti i costi, ma che qualcuno le dica se ha avuto torto o ragione". Dopo 37 anni di dubbi e silenzi, 37 anni di battaglie e dolore, restituirle almeno un briciolo di giustizia è il minimo che si possa fare. 

LEGGI ANCHE