Non al terzo giorno, ma al secondo sciopero generale indetto per fermare il genocidio a Gaza, è risorto anche Maurizio Landini.
Il numero uno della Cgil non dava più segni di vita dalla batosta subita in occasione del referendum con il quale, a giugno scorso, voleva cancellare il Jobs Act.
Ma ora, dopo essere stato rimproverato aspramente dal mondo ProPal per aver lasciato l'iniziativa degli scioperi "geopolitici" ai sindacati di base, si è subito ributtato in pista.
E come poteva farlo se non cantando la solita "Bella ciao"?
Il canto dei partigiani più famoso al mondo, ormai, fa da sottofondo a tutte le iniziative della sinistra, sia politica che sindacale. E la Cgil l'ha trasformata nella sua colonna sonora.
Tanto che, caratterizzando politicamente anche la sua iniziativa di oggi, di fatto, ha messo il cappello sulla solidarietà a Gaza che potrebbe essere manifestata anche da tanti italiani di centrodestra.
Questi ultimi si schierano contro il governo Netanyahu, ma di certo non con Landini. Il quale, dopo aver spaccato il fronte sindacale (dopo la Cisl, anche la Uil ne sta prendendo le distanze), ora rischia di spaccare anche il Paese.
E quindi: magari, più che "Bella ciao", Landini dovrebbe cantare "Ciao belli", rivolto agli italiani di centrodestra che per colpa sua non manifestano la loro solidarietà per la Palestina.
Lo sciopero generale e le manifestazioni di piazza di oggi hanno una connotazione partitica ben precisa. E, diciamocela tutta, più che a guardare a Gaza, guardano a Palazzo Chigi: hanno l'intento di mettere in difficoltà il governo italiano.
Così, dietro lo striscione "Stop genocidio, siamo tutti Global Sumud Flotilla", eccolo schiarirsi la voce e intonare il canto dei partigiani: "O bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao..."
è arrivato a dichiarare ai microfoni dei giornalisti il sacerdote massimo della sinistra più rossa.
Ma Maurizio Landini fa il sindacalista o il politico? Questa rimane una bella domanda. A cui, certo, dopo il flop del referendum di giugno scorso, si potrebbe anche rispondere così: visto che non è in grado di fare il primo, fa il secondo. Anzi: fa il sindacalista di se stesso preparandosi la strada per la candidatura nel 2027 in parlamento tra le fila del Pd (o di Avs o del Movimento Cinque Stelle: ci sarà da scegliere).
Oggi, in ogni caso, insieme alla segretaria dem Elly Schlein, ha monopolizzato la piazza pro-Pal.
E per questo si è beccato anche le stilettate del centrodestra.
Una è questa di Stefano Benigni, vicesegretario di Forza Italia:
Del resto, anche il leader di Azione Carlo Calenda non è stato affatto tenero con lui:
ha evidenziato Calenda a Radio24
E comunque: tornando a Benigni, il braccio destro di Tajani ha completato il fuoco di fila contro Landini con queste parole:
Come dire: lo scontro è tutto politico, non ha nulla di sindacale. E Benigni ha concluso così: