Ieri a Roma la tensione è esplosa davanti al palazzo di Casapound, storico centro sociale legato all’estrema destra. Quella che doveva essere una manifestazione pacifica si è trasformata in una serie di episodi di violenza contro le forze dell’ordine e contro il patrimonio pubblico.
Secondo quanto riferito dalla Questura, alcuni gruppi antagonisti hanno dato fuoco a due auto e a diversi cassonetti, lanciando oggetti e petardi contro gli agenti.
Dodici persone sono state fermate e deferite alla magistratura per i reati commessi, mentre 41 operatori delle forze dell’ordine hanno dovuto ricevere cure mediche a causa dei comportamenti violenti dei manifestanti.
La Digos dispone già di immagini e filmati utili alle indagini, che proseguiranno nei prossimi giorni. Ma cosa ha portato agli scontri di ieri?
Quella di ieri non è un’azione isolata, ma si inserisce in un contesto più ampio di tensione attorno ai centri sociali in Italia.
Al momento sono circa 187 le strutture autogestite sul territorio nazionale, per lo più legate alla sinistra radicale: trenta a Roma, ventitré a Milano. Tra i casi più noti c’è il Leoncavallo, il centro sociale milanese che dal 2003 ha resistito ai tentativi di sgombero del Viminale fino allo scorso agosto.
Marina Boer, presidente delle Mamme Antifasciste, ha ricevuto un’ingiunzione a risarcire oltre tre milioni di euro per il mancato sgombero dell’immobile, mentre l’operazione effettiva era stata rinviata al 15 luglio.
L’azione rientra nell’applicazione del dl Sicurezza, che mira a sgomberare gli spazi occupati. Tuttavia, molti osservatori e utenti dei social hanno sottolineato una possibile disparità di trattamento: mentre i centri sociali di sinistra subiscono interventi frequenti e pesanti, gli spazi legati all’estrema destra come Casapound sembrano rimanere intoccati.
La vicenda si complica quando si guarda ai rapporti tra Casapound e istituzioni locali. Nonostante il rischio di sgombero, il centro sociale ha partecipato ai bandi pubblici della Capitale.
Tra i vincitori del bando “Roma Creativa 365” figura infatti l’Isola delle Tartarughe, associazione legata a Casapound, destinataria di quasi 8.000 euro per un progetto dedicato al popolo Karen, minoranza birmana storicamente sostenuta dall’estrema destra.
La partecipazione ai fondi pubblici ha suscitato polemiche, perché il bando richiede l’adesione ai principi costituzionali.
La commissione tecnica, autonoma dalla politica, dovrà ora verificare la conformità dell’associazione ai requisiti richiesti, ma il caso alimenta la percezione di un trattamento privilegiato rispetto ai centri sociali di sinistra. A questo ovviamente si associa anche una minore attenzione da parte del governo, nonostante diversi ministri abbiano parlato di sgomberi dopo il caso relativo al Leoncavallo.
Il mancato sgombero di Casapound, insieme ai provvedimenti sul Leoncavallo e allo sgombero della parrocchia di Vicofaro, ha acceso un dibattito politico e sociale.
Alcuni ritengono che la permanenza del centro sociale di estrema destra sia legata a rapporti ideologici con esponenti del governo, mentre le strutture di sinistra affrontano controlli più severi.
La tensione tra gruppi antagonisti e Casapound rimane alta, con manifestazioni come quella di ieri a Roma che ne sono una chiara espressione.
Nel frattempo le indagini continueranno, per accertare responsabilità e dinamiche degli scontri, mentre il dibattito politico resta acceso, alimentato anche dalle polemiche sui social e dalle critiche di doppi standard. Polemiche che hanno contribuito alle violenze di ieri all'Esquilino.