07 Oct, 2025 - 16:03

"Deponiamo le armi, ma risparmiateci Blair": Hamas accetta solo in parte il piano di Trump per Gaza

"Deponiamo le armi, ma risparmiateci Blair": Hamas accetta solo in parte il piano di Trump per Gaza

Hamas non vuole Tony Blair come governatore di Gaza. Ed è anche difficile dargli torto. L’ex primo ministro britannico, complice dei disastri americani in Afghanistan e Iraq, era stato designato da Trump per il ruolo di supervisore delle sorti della Striscia, al termine delle ostilità. Passare alla storia come leader inviso a tutte le fazioni — occidentali, arabe e ora anche ai miliziani — non è da tutti.

Il piano di Trump e la reazione di Hamas

Nel corso dei negoziati al Cairo, Hamas ha accettato — almeno in parte — le condizioni poste dal piano Trump per Gaza. Il movimento islamista ha dichiarato di essere pronto a consegnare le armi a un comitato congiunto egiziano-palestinese, evitando così la gestione attraverso un comitato internazionale di transizione.

Questo rappresenta una svolta significativa dopo mesi di conflitto, un segnale che la pressione diplomatica e militare sta portando i suoi frutti, per quanto amari.

Le richieste di Hamas non si fermano qui: il gruppo spinge per una negoziazione diretta con l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), escludendo qualunque supervisione esterna che possa minare l’autonomia istituzionale della Striscia. La gestione diretta da parte dell’ANP sarebbe dunque preferita rispetto alle soluzioni internazionaliste proposte dall’Occidente.

Lo spettro di Tony Blair

Il vero colpo di teatro, però, riguarda la figura di Tony Blair. Secondo la bozza del piano Trump, Blair figura come possibile governatore di Gaza sotto una transizione internazionale presieduta dallo stesso Trump e da altri capi di Stato. Il progetto prevede la supervisione della ricostruzione e della sicurezza locale, con Blair chiamato a coordinare gli sforzi diplomatici e amministrativi.

Peccato che Hamas abbia messo subito il veto, accettando al massimo una supervisione “a distanza” da parte di Blair, ma non la sua presenza fisica alla guida dell’enclave palestinese.

La diffidenza nei confronti del politico britannico affonda nei ricordi della controversa invasione dell’Iraq nel 2003, cui Blair contribuì come partner dello sfortunato “asse angloamericano” guidato da Bush. Per molti palestinesi e arabi, Blair rimane “complice” delle tragedie che hanno destabilizzato l’intera regione.

Le opzioni sul tavolo: amministrazione e sicurezza

La situazione resta in evoluzione. Hamas ha proposto che una delegazione, guidata dal suo capo negoziatore Jalil al-Hayya, sieda al tavolo delle trattative con Israele tramite mediatori, mentre parallelamente si negozi con l’ANP per formare un comitato amministrativo che gestisca la Striscia. Quanto a Blair, il suo eventuale ruolo resterebbe limitato alla sorveglianza e al monitoraggio delle operazioni, senza alcun potere esecutivo.

La domanda che molti si pongono — dentro e fuori la Striscia — è se questo compromesso possa davvero aprire la strada alla pace, o se si rivelerà soltanto l’ennesimo accordo temporaneo destinato a scontrarsi con la realtà dei fatti.

 

 

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