Il cessate il fuoco a Gaza, siglato il 9 ottobre 2025, rappresenta una svolta storica dopo oltre 700 giorni di guerra tra Israele e Hamas.
L’accordo, raggiunto grazie alla mediazione internazionale e al piano promosso dal presidente USA Donald Trump, introduce una tregua immediata, un rilevante scambio di ostaggi e prigionieri e il parziale ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza.
Trump si è assunto il merito di un piano di pace mediato anche con il fondamentale supporto diplomatico di Qatar, Egitto e Turchia.
In Israele, il primo ministro Netanyahu ha dichiarato che questo giorno segna una vittoria decisiva, lodando il coraggio delle forze armate e ringraziando pubblicamente il presidente Trump per la determinazione dimostrata nella mediazione.
Nello stesso tempo, Hamas ha confermato la firma dell’accordo, parlando apertamente della fine delle ostilità e della previsione di un ritiro israeliano quasi totale dalla Striscia.
I dettagli dell’accordo stabiliscono un percorso a tappe. Prima di tutto, esso prevede la cessazione immediata delle operazioni militari e dei bombardamenti lungo l’intera Striscia di Gaza.
Si tratta di un evento rarissimo dopo mesi di un conflitto che ha devastato la popolazione civile, lasciando oltre 67.000 morti – tra cui almeno 20.000 bambini – secondo le stime delle autorità sanitarie palestinesi.
Hamas, attraverso le dichiarazioni ufficiali, ha sottolineato la determinazione a porre la parola fine alla guerra, chiedendo un ritiro ordinato dell’IDF dai territori occupati della Striscia e garantendo, in parallelo, la liberazione graduale degli ostaggi israeliani ancora detenuti dall’organizzazione.
Uno dei passaggi più delicati dell’accordo riguarda proprio la questione degli ostaggi e dei prigionieri.
Nella prima fase, Hamas si impegnerà a rilasciare venti ostaggi israeliani vivi in un’unica soluzione, entro 72 ore dalla firma formale dell’accordo da parte del governo israeliano.
In cambio, Israele dovrà liberare circa 2.000 prigionieri palestinesi, di cui 250 sono condannati all’ergastolo e gli altri sono detenuti dalla data di inizio dell’operazione militare nel 2023.
La liberazione degli ostaggi avverrà a tappe serrate: secondo fonti americane, potrebbe iniziare già nel corso del fine settimana, rendendo questa tregua molto più concreta delle precedenti interruzioni temporanee.
Oltre allo scambio di ostaggi e prigionieri, l’intesa tocca altre questioni centrali, come il ritiro delle truppe israeliane e l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza.
Secondo fonti della Casa Bianca, Israele avrebbe promesso un ripiegamento verso una linea concordata con le parti mediatrici in meno di ventiquattro ore dall’approvazione definitiva dell’accordo da parte del governo.
A quel punto scatterà il countdown per la liberazione degli ostaggi, mentre contemporaneamente inizieranno ad arrivare nella Striscia i primi convogli umanitari, vitali per una popolazione vessata da mesi di assedio e carente di beni primari.
La portata politica dell’accordo appare evidente anche nelle reazioni ufficiali. Il premier israeliano Netanyahu ha sottolineato che grazie al sacrificio dei soldati e alla collaborazione diplomatica degli Stati Uniti è stato possibile arrivare a un compromesso tanto atteso quanto necessario.
Dall’altra parte, Hamas ha espresso soddisfazione ma anche estrema attenzione, chiedendo la totale applicazione dei termini e invitando la popolazione palestinese a rimanere vigile sulle prossime mosse del governo israeliano.
In piazza, sia a Gaza sia in alcune città della Cisgiordania, si sono subito registrate scene di festa e sollievo, con la consapevolezza però che la pace definitiva resta ancora lontana e che la crisi non è risolta.
Non mancano incertezze e punti oscuri sul futuro. Mentre la comunità internazionale plaude alla mediazione di Trump e dei paesi arabi coinvolti, non si può ancora parlare di una soluzione definitiva: l’accordo raggiunto è solo la prima fase di un processo che dovrà affrontare di nuovo la questione della sicurezza di Israele, il disarmo graduale di Hamas e l’assetto amministrativo della Striscia.