Il nuovo singolo di Caparezza, “Io sono il viaggio”, è un manifesto esistenziale e artistico che anticipa l’album Orbit Orbit, in uscita il 31 ottobre 2025.
Il brano segna un ritorno potente e riflessivo, in cui il cantautore pugliese usa il tema del viaggio come metafora della trasformazione personale, della creatività e della continua ricerca di sé.
(Go) Lenti o rapidi mezzi
(Go) Venti cambi o diretti
(Go) Stessa meta fatale, sì, ma itinerari diversi
(Go) Sogno un viaggio di Melville
(Go) non un cargo di merci
(Go) La mia vita per Moby Dick e non per un paio di pesci
Gattonando mi metto in piedi, come sugli stemmi il gattopardo
Anche in alto mare l’arte è la polare
L’ho seguita per i cieli come un astrolabio
Giovane Aldobrando
Lascio casa e corro il mondo nel
Vagone dormo in corridoio, sono
Passeggero come il broncio sogno e
Il punto di vista si allarga se dall’astronave mi sporgo
Imparo che non c’è disfatta se posso premiare lo sforzo
Comе lo pterosauro di Arzach, ho un personaggio sul dorso
Voglio levarlo di dosso, voglio vagarе nel cosmo
Sopporto le attese, imparo ad amare il raccolto e il maggese
Io, Corto Maltese che osserva i gabbiani dal porto in paese
Ho capito che per ogni capolinea
C’è un nuovo biglietto che fa capolino
Scriverò sul retro della cartolina
Io sono il viaggio
Sono il bagaglio
Sono il distacco
Sono il traguardo
Io sono il viaggio
Sono il bagaglio
Sono il distacco
Sono il traguardo
Io sono
Sono un naufrago sfinito, faccia nella sabbia
Le sirene ancora strillano la mia condanna
Seguo croci sulla mappa di quest’audiogramma
Sono Atlantide che sta sprofondando sott’acqua
Non lasciarmi qui, per pietà, dammi ancora sfide e maree
Dio, sia fatta la tua volontà, ma fammi capire qual è
Io, sono stato i sandali del pellegrino, perso in un deserto come il Kalahari
Sono stato sabbia lungo il mio cammino quando inaridivo come certi intellettuali
Sono il mozzo e il capitano sul ponte
Sono morto e poi rinato più volte
Piccolo principe, giovane Holden
Sono il vecchio che va in mare e sfida ancora le onde
E imploro Prometeo che mi riporti il fuoco
In fondo ho da riversare otri d’inchiostro
Indosso i panni di Phileas Fogg e mi involo
Approdo per ripartire di nuovo
Io sono il viaggio
Sono il distacco
Io sono il viaggio
Sono il traguardo
Io sono il viaggio
Sono il bagaglio
Sono il distacco
Sono il traguardo
Io sono il viaggio
Sono il bagaglio
Sono il distacco
Sono il traguardo
New dream, new place, new goal, new destiny
New day, new life, new love, new identity
New sun, new star, new planetary landing
New sun, new star, new planetary landing
New dream, new place, new goal, new destiny
New day, new life, new love, new identity
New sun, new star, new planetary landing
New sun, new star, new planetary landing
Il testo di “Io sono il viaggio” di Caparezza è una riflessione poetica e simbolica sul senso dell’esistenza, vissuta come un percorso di scoperta, metamorfosi e continua rinascita.
Il viaggio di cui parla non è solo geografico, ma profondamente interiore: un cammino di formazione in cui l’artista si identifica totalmente con il movimento, la ricerca e il cambiamento.
Fin dai primi versi, Caparezza paragona la vita a un viaggio che può essere lento o rapido, diretto o pieno di cambi, ma che porta tutti a una stessa “meta fatale”.
Il valore non sta nell’arrivo, ma nel cammino e nei diversi itinerari che ciascuno sceglie. Citando Melville e Moby Dick, il rapper esprime la volontà di vivere un’esperienza autentica, non ridotta a un “cargo di merci” — metafora della vita consumistica e priva di significato.
Qui emerge la tensione verso la conoscenza, la libertà e la grandezza dell’immaginazione: il viaggio come crescita spirituale e non come semplice consumo di esperienze.
Caparezza intreccia il suo racconto personale con un mosaico di riferimenti alla letteratura e al mito.
Da Corto Maltese a Il piccolo principe, da Il giovane Holden a Il vecchio e il mare, ogni personaggio rappresenta una diversa tappa del percorso umano: l’avventura, la ribellione, la purezza, la saggezza.
Il rimando a Prometeo (“imploro Prometeo che mi riporti il fuoco”) allude al bisogno creativo e alla conoscenza come dono divino e tormento insieme. “Otri d’inchiostro” diventa allora simbolo della sua urgenza espressiva, del fuoco artistico che lo spinge a scrivere, denunciare, trasformare.
Quando dice “Anche in alto mare l’arte è la polare”, Caparezza sintetizza la centralità dell’arte nel suo percorso: la creazione come stella guida capace di orientarlo anche nei momenti di smarrimento.
Da Aldobrando (eroe ingenuo e coraggioso del fumetto di Gipi) a Arzach (creatura surreale di Moebius), i riferimenti al mondo fumettistico rivelano la dimensione simbolica e immaginifica del suo viaggio interiore: ogni personaggio è un alter ego, un frammento della sua stessa anima in cerca di senso.
Nel ritornello, Caparezza compie la piena identificazione: “Io sono il viaggio, sono il distacco, sono il traguardo”. Queste parole racchiudono la filosofia dell’intero brano. L’“io” non è statico, ma fluido e in divenire: coincide con il movimento stesso, con l’esperienza di perdersi e ritrovarsi.
Il “bagaglio” rappresenta ciò che accumuliamo — errori, insegnamenti, memorie — mentre il “distacco” è la necessaria rinuncia per continuare a crescere. Il “traguardo”, infine, non è un punto d’arrivo definitivo, ma solo una tappa da cui ripartire.
La chiusura in inglese — “New dream, new place, new goal, new destiny / New day, new life, new love, new identity” — sottolinea il continuo rinnovamento dell’essere. Ogni giorno, ogni sogno e ogni identità diventano nuove possibilità di rinascita.
È come se Caparezza dichiarasse la sua volontà di espandersi oltre il confine linguistico e culturale, proiettandosi verso un orizzonte cosmico: “New planetary landing” diventa così la metafora di una nuova consapevolezza.