Emmanuel Macron ha annunciato la rinomina del dimissionario Sébastien Lecornu come premier della Francia. Sì, lo stesso che si era dimesso nei giorni scorsi per mancanza di consensi in parlamento.
Sembra il copione di una commedia francese, invece è la realtà politica: il presidente non ha trovato alternative e ha scelto di ridare la poltrona a chi l’aveva lasciata appena quattro giorni fa, dopo un mandato lampo di sole ventiquattr’ore.
Non è una barzelletta, ma lo stato dell’arte di una crisi governativa degna del teatro dell’assurdo.
La Francia è impantanata in una delle sue crisi istituzionali più profonde dalla nascita della Quinta Repubblica.
Lecornu aveva già salutato Matignon lunedì mattina, travolto dalle faide interne, dai giochi di potere e dalla mancanza di numeri per approvare la manovra finanziaria.
La sua uscita di scena era stata frettolosa quanto la sua entrata: dopo solo una notte da premier e nemmeno il tempo di ambientarsi, i leader dei partiti avevano preso d’assalto i palazzi del potere, lasciando Macron con l’ennesimo dilemma.
Macron aveva promesso che la crisi sarebbe durata al massimo 48 ore, altrimenti avrebbe valutato la dissoluzione dell’Assemblea Nazionale e nuove elezioni.
Opzioni che avrebbero potuto spalancare la porta al Rassemblement National di Marine Le Pen, favorito dai sondaggi, o alla sinistra radicale di Mélenchon.
Per evitare questo rischio, il presidente ha convocato oggi pomeriggio i principali leader politici (tranne i rappresentanti degli estremi) e, dopo consultazioni serrate, ha scelto la strada meno battuta: tornare sul dimissionario Lecornu.
La nota ufficiale dell’Eliseo recita che Lecornu “accetta per dovere di affrontare la missione affidata, per fornire alla Francia un bilancio entro la fine dell’anno e uscire dalla crisi politica che esaspera i cittadini e danneggia l’immagine del Paese”.
Il premier bis ha commentato via social quasi con fatalismo: “Farò di tutto per riuscire in questa missione”.
Nel frattempo, l’opposizione insorge e sui social impazzano ironie e meme: “Uno schiaffo ai francesi”, commenta la sinistra, “Una roulette politica che fa ridere l’Europa”, aggiunge la destra.
Difficile biasimarli: il gioco delle sedie continua, ma sempre con lo stesso candidato.
Macron ora spera di evitare elezioni anticipate, convinto che esista ancora uno spazio di compromesso.
Resta però il paradosso: Lecornu, dimessosi causa ingovernabilità, dovrà dimostrare di saper guidare lo stesso Parlamento che lo aveva appena sfiduciato.
La bozza di legge di bilancio deve essere presentata entro lunedì, e se non arriverà un accordo, una nuova crisi è assicurata. Si rischia di assistere a una stagione di nomine e dimissioni degne di una lunga sitcom.