Non si può vivere di sola Palestina: la sinistra se lo metta in testa.
A rimproverarla è addirittura Marco Travaglio, l'estensore quotidiano del vangelo dei grillini, gente che sa farsi valere nel Campo largo.
E insomma: se lo dice persino lui, nel centrosinistra, molti, più che difendere genuinamente la causa palestinese, davvero pensavano solo a coltivare il proprio orticello strumentalizzandola.
Con il suo consueto sarcasmo, il direttore del Fatto Quotidiano non ha avuto remore questa mattina nel criticare i Pro Pal che anche dopo l'avvio del processo di pace imposto da Trump non ne vogliono sapere di cambiare registro.
In un passo del suo editoriale, li ha paragonati a Rambo, il mitico reduce del Vietnam immortalato al cinema da Sylvester Stallone per il quale la guerra non era mai finita:
Travaglio non l'ha mandata certo a dire a un certo mondo pacifinto. Ed è andato fino in fondo con queste parole:
Si può dire, quindi, che oggi Marco Travaglio ha rotto un tabù. Lui non ci sta a rappresentare un popolo che nel nome delle manifestazioni e degli scioperi no-stop per la pace in realtà si augura che la guerra non finisca mai.
Ma ora il direttore del Fatto è atteso a un altro step: sarà conseguenziale anche prendendo le distanze da Francesca Albanese, la relatrice Onu verso la quale più passano i giorni e più aumenta il dissenso?
Lo si verificherà nei prossimi giorni.
Intanto, le ultime cartucce le ha sparate a raffica:
Non è tempo di reduci alla Rambo, quindi. Marco Travaglio ha già vestito i panni dello sceriffo Will Teasle, ed è pronto a dar loro la caccia. Ma forse, in cuor suo, spera che tra di loro, nelle giungle metropolitane, non trovi anche una Francesca Albanese: col carattere che ha, come nel film, potrebbe intimargli di lasciarla stare.