11 Oct, 2025 - 18:52

Rivolta contro Francesca Albanese: ora il pueblo unido della sinistra si spacca per le cittadinanze onorarie

Rivolta contro Francesca Albanese: ora il pueblo unido della sinistra si spacca per le cittadinanze onorarie

La sua scalata nei cuori del pueblo unido della sinistra italiana è stata repentina. Ma ora rischia di esserlo anche la sua discesa: su change.org, in poche ore, già sono state oltre 8 mila le firme di chi dice no alle continue cittadinanze onorarie a Francesca Albanese.

In realtà, la raccolta firme fa riferimento in particolare a Bologna. Ma è chiaro che tante firme rappresentino uno stop più generale alla relatrice Pro Pal diventata una vera e propria icona del Campo largo.

Da Bari a Napoli, da Bologna a Reggio Emilia, da Genova a Firenze: Albanese è diventata una sorta di madonna pellegrina che gira l'Italia dei comuni governati dal centrosinistra per fare incetta di riconoscimenti.

Ma dopo l'umiliazione che ha voluto infliggere al sindaco di Reggio, dopo le pesanti parole espresse contro Liliana Segre e dopo i commenti negativi che ha dato alla pace imposta in Medioriente da Trump, sempre più persone credono che la Sacerdotessa Pro Pal non sia altro che una figura sopravvalutata: capita.

Ma quel che è peggio, molti iniziano a pensare che non abbia davvero a cuore le sorti del popolo palestinese. Altrimenti, dopo mesi spesi a gridare contro il "genocidio", come non rallegrarsi della fine dei bombardamenti?

E così, non solo nel Pd e nella società civile bolognese, da Paolo Pombeni del Mulino ("darle la cittadinanza onoraria è contrario alla storia di Bologna") al politologo Gianfranco Pasquino ("con la sua onorificenza non voterò più Pd"), ma anche sui social monta la rivolta: in queste ore, si sta passando repentinamente dall'hashtag "stop al genocidio" a quello "stop a Francesca Albanese".

La rivolta contro le onorificenze a Francesca Albanese

E quindi: non più nel nome del pueblo unido della sinistra italiana (se mai è esistito davvero).

Chi vorrà continuare a premiare Francesca Albanese dovrà fare i conti con malumori e spaccature del popolo del Campo largo.

Non è passata nemmeno una settimana dalla sua fuga dagli studi di InOnda non appena ha sentito pronunciare il nome di Liliana Segre, ma Francesca Albanese è diventata già una personalità a dir poco divisiva tra le file dell'opposizione al governo Meloni.

Del resto, col passare dei giorni, si è fatto sempre più difficile difenderla.

Anche la sua battuta contro i napoletani, per molti, non è stata uno scivolone da poco, ma ha svelato il suo modo di pensare e di agire all'insegna degli sterotipi. 

E quindi, la domanda che ci si pone oggi è quanto la relatrice Onu possa essere credibile.

Mimmo Lucano, l'ex sindaco di Riace ora europarlamentare, prospetta per lei già una candidatura blindata con Avs al parlamento nel 2027, un po' alla Ilaria Salis; il senatore dello stesso partito Peppe De Cristofaro ha ripetuto che il premio Nobel per la pace l'avrebbe meritato lei, mica Maria Corina Machado? 

Ma sono migliaia coloro i quali hanno sottoscritto quest'appello che potrebbe andare sotto l'hashtag Stop Francesca Albanese.

L'appello contro Francesca Albanese

L'iniziativa, come accennato, è nata a Bologna ma in queste ore, on line, si sta propagando in tutt'Italia. 

Il pueblo di sinistra non è più unido per la Sacerdotessa Pro Pal:

virgolette
Riteniamo che la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese sia una avventata azione politica da parte della giunta comunale della nostra città e del nostro sindaco Matteo Lepore. Questo genere di riconoscimento dovrebbe unire, rappresentare un sentimento di unità della comunità e non essere l'ennesimo strumento di propaganda politica che segue l'onda di un perenne vuoto di contenuti per concentrarsi su toni estremisti e istagrammabili. La sacrosanta solidarietà con le vittime del conflitto israelo-palestinese, la stigmatizzazione dei soprusi e delle violenze, richiederebbero un approccio maturo, comprensivo di tutte le ragioni e dei torti, del contesto di orrore e paura che questi due popoli hanno creato e subito allo stesso tempo. La strumentalizzazione del dolore, l'apertura a distorsioni estremiste, che culminano con la cittadinanza a Francesca Albanese non rappresentano il sentimento di pace che la nostra città vorrebbe veicolare come propria immagine, non educano alla comprensione di torti e ragioni, non innalzano la coscienza collettiva verso una tragedia umana che merita rispetto e non utilizzo politico

Insomma, a Bologna (ma anche altrove) per Albanese sembra già suonare la canzone di Sergio Endrigo: la festa è appena cominciata, ma è già finita.   

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