L'avrà detta male, non si sarà espressa bene, si sarà fatta prendere dalla foga, avrà un carattere difficile, l'avrà detta così perché questo è il ruolo politico-elettorale che le è stato assegnato all'interno della squadra Meloni, ma Eugenia Roccella, la ministra per la Famiglia, ha avuto ragione quando ha voluto esprimere il concetto che la sinistra, ad Auschwitz, è andata solo in gita.
Che la sinistra è andata a vedere con i suoi occhi la pagina più buia della storia umana, ma alla fine non ne ha tratto alcuna vera lezione se oggi sfila insieme agli antisemiti, se oggi fa l'occhiolino ai fondamentalisti, se oggi chiude tutti e due gli occhi davanti all'accoglienza che viene data a chi in piazza si azzarda a portare due bandiere per due Stati e due popoli, se fa finta di non sentire gli slogan pro Hamas "Palestina libera dal fiume al mare", se fa spallucce a chi copre le pietre d'inciampo con degli adesivi, se ricopre di premi e cittadinanze onorarie chi dice che Hamas ha fatto anche cose buone, se nei suoi talk invita ragazzine che dicono bellamente che Israele non ha il diritto di esistere, se in parlamento non è capace di votare una mozione che saluta positivamente il piano di pace del presidente Trump.
E insomma: la sinistra è andata ad Auschwitz senza capire nulla visto che si è resa protagonista di tutto questo.
È andata nel campo di concentramento simbolo dell'orrore umano solo per fare propaganda spicciola a se stessa: solo per poter dire che è sempre stata dalla parte giusta della storia. Solo per inculcare che "l'antisemitismo era una questione fascista e basta", come ha detto Eugenia Roccella.
La ministra che si sarà espressa male. Ma che ha ragione.
Perché il movimento Pro Pal ci ha fatto scoprire che l'antisemitismo non abita solo a destra. Ma è un problema anche della sinistra. Anzi: ora soprattutto della sinistra tutta kefiah, slogan e violenza.
Ma insomma: cosa ha detto la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella di tanto grave da scomodare immediatamente i benpensanti da salotto?
La frase incriminata che ha pronunciato nel corso di una giornata di studio organizzata dall'Unione delle Comunità ebraiche italiane ieri a Roma, è questa:
Certo, non la migliore frase per esprimere il concetto che l'antisemitismo è un fenomeno disgustoso che permea tutta la società italiana.
Ma è innegabile che nella scuola italiana ci sia un'egemonia culturale di sinistra; è innegabile che tanti studenti, negli anni, siano stati indottrinati con una visione di questa parte politica; ed è innegabile che il messaggio che abbiano recepito i ragazzi è che i campi di concentramento siano stati il frutto solo dei regimi totalitari di destra.
Nossignore: i campi di concentramento sono stati anche dei regimi comunisti. E la lezione da trarre ad Auschwitz per chi non fosse andato in gita è quella di De Gasperi: che un vero democratico è allo stesso momento antifascista e anticomunista.
Non esattamente ciò che si è riscontrato nelle piattaforme ideologiche delle marce, dei cortei, degli scioperi generali Pro Pal che si sono susseguiti in queste settimane. Dove la causa palestinese è stata strumentalizzata arrivando persino a contestare un sindaco che aveva auspicato la liberazione degli ostaggi israeliani.
E allora sì: Eugenia Roccella, se voleva esprimere questo concetto, ha ragione. Alla prova dei fatti si è capito che ad Auschwitz la sinistra non ha capito niente. È andata in gita: con il cervello in vacanza, intasato da troppa ideologia per capire ciò che vedeva con i suoi occhi. Per trarne la giusta lezione.
Ad Auschwitz la sinistra ha perso tempo. E ora, certo, Liliana Segre si è risentita del termine "gite" e ha commentato:
Ma Eugenia Roccella, che politicamente nasce radicale (il padre, Franco, è stato uno dei fondatori del Partito Radicale), voleva davvero intendere ciò che ha inteso la senatrice a vita?
La ministra, dopo la polemica, ha spiegato:
Come dire, Roccella voleva dire l'esatto opposto di ciò che il mainstream ha inteso: l'antisemitismo è un problema di tutti. Anzi, a conti fatti, oggi, è un problema più della sinistra che della destra:
ha detto la ministra. Che si sarà espressa male, ma ha invitato a riascoltare il passaggio del suo intervento senza pregiudizi (è registrato dopo 4 ore e 45 minuti di dibattito).