14 Oct, 2025 - 15:18

La rinascita del nostro Paese grazie ai giovani fra musica, ambiente ed ecologia

In collaborazione con
Sabino Del Latte
La rinascita del nostro Paese grazie ai giovani fra musica, ambiente ed ecologia

Leggendo un lungo articolo di Alessandro Baricco, in cui si argomentava il cambio di paradigma delle nuove generazioni rispetto al pianeta, alla società e pure alla guerra, ho trovato forti assonanze con quanto avviene nel mondo della musica d'oggi. Di conseguenza, ho pensato di condividere queste considerazioni.

Le problematiche del nostro Pianeta al centro del dibattito

Non è in discussione la qualità assoluta delle opere, in alcuni casi pregevoli, in altri forse meno. Uno dei compiti di un giornalista deve essere il dar voce alle nuove tendenze, musiche cercando di farlo con la massima umiltà e serietà, perché solo calandosi a fondo in una composizione e credendoci si può pensare di darle “giustizia”. Quello che colpisce, e io stesso lo riscontro fra i ragazzi della mia età, è l’interesse così diffuso, da parte dei giovani autori, per l’ambiente, l’ecologia, i problemi del riscaldamento globale. In un’epoca secolarizzata, il timore per un pianeta che abbiamo devastato oltre ogni ragionevolezza è divenuto tema centrale, quasi una nuova religione laica. Fra le tante composizioni in cui mi sono imbattuto, una è basata sui dati climatici di una stazione meteorologica della Zuni Pueblo Reservation, in New Mexico. Le altezze delle note (una melodia presa proprio da una ninna nanna tribale Zuni) si spostano progressivamente verso la zona acuta e sovracuta, con la crescente frequenza con cui la temperatura del luogo ha superato, nel tempo, i 95 gradi Fahrenheit (35 Celsius).

La natura non è più, come nell'Ottocento, fonte d'ispirazione paesaggistica, né meraviglioso caleidoscopio di colori, profumi e umori, anche inquietanti. Oggi la natura viene guardata con preoccupazione, come qualcosa da salvare, da proteggere e alla quale dedicare le proprie energie, in un'operazione estetica ma pure etica.

Il Novecento, un animale morente

Può essere una linea di demarcazione rispetto al passato, e dunque rispetto a un Novecento, che sembra non voler cedere il passo al nuovo secolo ormai già piuttosto adulto; si comporta, il Novecento, come un animale morente che però resiste e non si rassegna a cedere il passo: basti pensare che parliamo ancora di «musica contemporanea» riferendoci a fenomeni ormai risalenti a settant'anni fa e in alcuni casi anche invecchiati male.

Il Novecento, meraviglioso e terribile, è finito. Da un pezzo. Ci stanno attraversando fenomeni nuovissimi, e dinamiche del tutto inedite. Dobbiamo imparare a conviverci, sia pure criticamente, e imparare a maneggiarli. L'alternativa è che loro maneggino noi. Oggi tutto è veloce, rapido, caduco; mai come oggi il presente è destinato ad appassire in fretta. Non coglierlo nel suo farsi e davvero un'occasione perduta. Anche perché in questa rapidità, in questa perdita di «assoluti» c'è una continua possibilità di rigenerazione e rinascita. La musica di oggi (ma proprio oggi, non settant'anni fa) ne è una interessante testimonianza. Impariamo a non averne paura, noi giovani per prima che soprattutto attraverso il mondo social, influenziamo e non poco il mondo della musica. Un ultimo “inciso”: la tecnologia avanza, è questo sicuramente un altro fattore da tenere in considerazione. 

A cura di Sabino Del Latte

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