16 Oct, 2025 - 11:06

Obsolescenza programmata, la battaglia europea è solo agli inizi

In collaborazione con
Sabino Del Latte
Obsolescenza programmata, la battaglia europea è solo agli inizi

Obsolescenza programmata, parolone? Assolutamente no. Le nostre abitudini quotidiane o quantomeno ciò che generalmente ci accade, ricalca caratteristiche generiche a più livelli. Ogni individuo valuta, vende o compra quegli oggetti che più si avvicinano ai suoi interessi. Al giorno d’oggi però, a differenza del passato, la fragilità sembra a quanto pare essere aumentata. Di conseguenza, il desiderio della normale durata del prodotto si scontra con rotture anticipate e quindi con l’obsolescenza programmata. Che si tratti di elettrodomestici, telefoni o altro, la sensazione che tutto si rompi prima risultando alquanto fragile non è falsità ma una sensazione piuttosto diffusa.

Riparare non conviene, meglio acquistare qualcosa di nuovo”

L’elettronica quindi, passo dopo passo, è entrata nelle nostre case caratterizzando la nostra esistenza e i nostri futuri quesiti. Nella normale vita di una persona se ci si rompe una gamba si ricorre all’inevitabile operazione affidandoci a medici competenti.  Stessa cosa per un oggetto: in caso di rottura, si cerca qualcuno che possa essere in grado di ripararlo ma purtroppo, con il passare del tempo, mestieri come orologiai, meccanici o calzolai si sono estinti.  Fra le varie causa all’origine della loro scomparsa anche la volontà, da parte delle varie case produttrici, di non mettere più in vendita le singole componenti. Come logica conclusione ecco quindi quella del “riparare non conviene, meglio acquistare qualcosa di nuovo”. L’ obsolescenza programmata però non si riferisce solo alla parte hardware ma anche alla parte software e fra le più svariate motivazioni che l’alimentano c’è anche quella relativa agli aggiornamenti. I produttori infatti, dopo aver provveduto a due/tre nuove versioni, iniziano a dedicare il loro tempo e le loro accortezze a nuovi sviluppi. Così, per quanto perfettamente funzionanti, gli apparecchi elettronici iniziano ad avere problematiche relative alla compatibilità che portano al crollo delle prestazioni e quindi all’obsolescenza programmata.

La battaglia dell’Unione Europea è appena iniziata

Come difendere i cittadini europei da questo “grande mostro”? L’Unione Europea non si è fatta di certo trovare impreparata dimostrando quanto siano chiare le idee di tutto e tutti. La risposta si manifesta chiaramente con il diritto alla riparazione, vale a dire l’aumento della sostenibilità del riutilizzo di dispositivi. L’iniziativa legislativa è stata quindi adottata con 395 voti favorevoli, 94 contrari e 207 astensioni che confermano il volere generale della popolazione europea che si è più volte espressa in merito attraverso alcuni sondaggi. Non a caso, il 77% dell’UE vorrebbe riutilizzare/riparare i propri oggetti mentre solo il 23% desidererebbe sostituirli. Dulcis in fundo, sempre dati alla mano il 79% vedrebbe in maniera piuttosto negativa i produttori, affermando come questi debbano semplificare la riparazione dei dispositivi. L’obiettivo finale dell’Unione Europea è definire un indice di riparabilità e un’etichettatura obbligatoria, ma la battaglia sarà ancora lunga e complicata. Ovviamente, un occhio di riguardo viene sempre prestato all’ambiente e al danno che i vari apparecchi digitali possano creare. In conclusione, sarà compito della Commissione Europea giungere ad una conclusione così da rafforzare i diritti di chi quotidianamente acquista. Ce la faranno i nostri eroi? Chissà.

A cura di Sabino Del Latte

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