17 Oct, 2025 - 11:47

Meraviglia “Peanuts”: i 75 anni della banda di Charlie Brown

In collaborazione con
Sabino Del Latte
Meraviglia “Peanuts”: i 75 anni della banda di Charlie Brown

Sono 75 anni della commedia umana dei Peanuts, di Charles M. Schulz, dove Charlie Brown, Linus, Lucy e Snoopy sono miniature degli adulti nevrotizzati dalla postmodernità, secondo la definizione di Jean-François Lyotard. La serie ha cessato le uscite il 13 febbraio 2000, il giorno dopo la morte del suo creatore, ma i classici sopravvivono alla biologia umana.

Nel 1999 Schulz decise di ritirarsi e fece battere a macchina dall'impagabile cagnolino Snoopy: «Cari amici, ho avuto la fortuna di disegnare Charlie Brown e i suoi amici per quasi 50 anni. È stata la realizzazione di tutte le ambizioni della mia infanzia. Sfortunatamente non sono più in grado di mantenere il ritmo di programmazione di una strip quotidiana. La mia famiglia non desidera che i Peanuts siano continuati da un altro perciò annuncio il mio ritiro». 

La storia di Charles Monroe Schulz

Charles Monroe Schulz, classe 1922, era di origini tedesche da parte di padre e norvegesi da parte di madre. Aveva la voglia continua di riprodurre su carta la realtà. Specialmente il cagnolino Spike, matrice reale di Snoopy. Dopo le scuole venne arruolato nell'esercito degli Stati Uniti e combatté in Europa sul fronte della seconda guerra mondiale. Tornato in patria, esordì con strips auto-conclusive, per poi approdare alla lunga saga dei Peanuts, nella quale fece convergere personalità del suo vissuto personale. Oltre a Spike, modello di Snoopy, va ricordata Donna Mae Johnson Wold, della quale Schulz era innamorato, tanto da chiederle di sposarlo e subirne il rifiuto: è lei che ispirò la terribile Lucy.

Parola a Umberto Eco

Scrisse Umberto Eco nel famoso saggio del 1963 dedicato a Charlie Brown & Co.: «II mondo dei Peanuts è un microcosmo, una piccola commedia umana sia per il lettore candido che per quello sofisticato. Al centro sta Charlie Brown: ingenuo, testone, sempre inabile e quindi votato all'insuccesso. Bisognoso sino alla crisi, di comunicazione e popolarità, è ripagato dalle bambine matriarcali e saccenti che lo attorniano col disprezzo, le allusioni alla sua testa rotonda, le accuse di stupidità, le piccole malvagità che colpiscono a fondo».

Charlie Brown, un impavido, ricerca tenerezza e affermazioni da ogni parte: nel baseball, nella costruzione di aquiloni, nei rapporti con Snoopy, il suo cane, nei contatti di gioco con le ragazze. Fallisce sempre. La sua solitudine si fa abissale, il suo complesso di inferiorità pervasivo. La “tragedia” è che Charlie Brown non è inferiore. Peggio: è assolutamente normale. È come tutti.

Per questo marcia sempre sull'orlo del suicidio o quanto meno del collasso: perché cerca la salvezza secondo le formule di comodo propostegli dalla società in cui vive (l'arte di conquistare gli amici, come divenire un intrattenitore ricercato, come farsi una cultura in quattro lezioni, la ricerca delta felicita, come piacere alle ragazze. Del resto, Eco, Elio Vittorini e Oreste Del Buono presero in prestito dal personaggio di Linus il titolo della rivista a fumetti da loro fondata nell'aprile del 1965.

A cura di Sabino Del Latte

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