La “linea gialla” di Israele rappresenta la più recente e controversa misura di controllo militare imposta dallo Stato ebraico nella Striscia di Gaza contro Hamas. A partire da ottobre 2025, questa linea simbolica e concreta è diventata il nuovo confine operativo per l’IDF (Forze di Difesa Israeliane), tracciando i limiti dell’intervento militare e ridefinendo le regole di ingaggio nella fase attuale del conflitto.
La “linea gialla” non è solo una linea immaginaria ma una barriera fisicamente visibile, segnalata con blocchi di cemento e cartelli metallici color giallo, posta a delimitare le nuove aree di controllo all’interno di Gaza.
Secondo le autorità militari israeliane, chiunque oltrepassi questa fascia sarà considerato una minaccia immediata. La regola è chiara: qualsiasi presenza rilevata oltre la linea, anche civile, può essere oggetto di fuoco da parte dell’IDF, senza necessità di ulteriori avvisi o richiami.
La creazione della linea gialla si giustifica con la necessità di garantire la sicurezza dei soldati israeliani durante una fase di progressivo ritiro di alcune postazioni dall’interno di Gaza.
L’area “gialla” funge così da zona cuscinetto e da barriera difensiva, riducendo il rischio di imboscate o incursioni improvvise ad opera di miliziani di Hamas. Di fatto, serve a marcare una nuova geografia militare dello scontro tra Israele e Hamas, introducendo un elemento di deterrenza visiva e psicologica che dovrebbe prevenire movimenti ostili nelle aree più sensibili.
La linea si dispiega su gran parte del confine tra Israele e Gaza, ma la sua posizione interna varia a seconda della situazione militare del momento.
In questo ottobre 2025, l’IDF ha tracciato la linea su oltre la metà del territorio della Striscia di Gaza, in particolare nei pressi di zone periferiche rispetto ai centri urbani principali e nelle aree rurali, con punti di contatto nei pressi degli ingressi da nord ed est.
Sono esclusi dalla presenza israeliana parte dei distretti più popolosi e le aree attualmente soggette a tregua, anche se la situazione rimane fluida.
Secondo quanto riportano fonti locali e analisi internazionali, la linea gialla corre parallelamente alla frontiera storica tra Gaza e Israele, ma si addentra verso l’interno palestinese in funzione delle esigenze tattiche.
Nei pressi del confine con l’Egitto, ad esempio, la presenza della linea serve anche a tentare di bloccare il traffico di uomini e materiali verso i tunnel sotterranei utilizzati da Hamas per il contrabbando e la logistica militare.
L’istituzione della linea gialla ha avuto conseguenze immediate per i residenti: intere aree sono state dichiarate off limits e la minaccia di essere colpiti ha impedito a migliaia di persone di rientrare nelle loro abitazioni o recuperare beni essenziali.
La misura è stata condannata da numerose organizzazioni per i diritti umani e osservatori internazionali, che parlano di rischio di uso sproporzionato della forza e di peggioramento della già drammatica situazione umanitaria nella Striscia.
Il tutto si svolge in un clima di altissima tensione diplomatica. Gli Stati Uniti, attraverso l’amministrazione Trump, sono intervenuti più volte per gestire la tenuta del cessate il fuoco e limitare i danni umanitari, chiedendo a Israele di facilitare almeno il passaggio degli aiuti nei periodi di tregua parziale.
Tuttavia, la “linea gialla” rimane un punto fermo nelle strategie di difesa israeliane, come confermato anche nelle ultime consultazioni tra Netanyahu, il ministro della Difesa Katz e lo stato maggiore dell’IDF.