20 Oct, 2025 - 14:31

Come finisce 27 Notti: il mistero di Martha e la libertà negata

Come finisce 27 Notti: il mistero di Martha e la libertà negata

Il cinema argentino ci regala un'opera di rara intensità e profondità, un dramma che rallenta il tempo per esplorare una delle paure più recondite dell'animo umano: perdere il controllo sulla propria vita.

"27 notti", su Netflix, diretto da Daniele Hendler, non è un film sulla follia, ma sulla lucida e disperata battaglia per la sanità mentale in un mondo che preferisce etichettare come "incapace" chiunque si rifiuti di conformarsi, specialmente in età avanzata.

Ispirato alla sconvolgente storia vera di Natalia Kohen, il film è la cronaca di una prigionia moderna, una reclusione non tra sbarre di ferro, ma tra perizie mediche e sentenze legali orchestrate da chi dovrebbe proteggere: la propria famiglia.

La trama di 27 notti

Ecco il trailer grazie a MovieDigger:

La protagonista, Martha Hoffman, è l'alter ego cinematografico di una donna la cui unica colpa è quella di vivere la sua vecchiaia con una libertà che la società e le sue stesse figlie considerano inappropriata, se non addirittura pericolosa.

Martha è una donna di oltre ottant'anni che viaggia, spende i propri soldi, ama chi desidera e si rifiuta di scivolare in quel ruolo docile e silenzioso che ci si aspetta da una persona della sua età.

La sua vitalità, la sua indipendenza, la sua ribellione a un destino di passività diventano, agli occhi delle figlie, i sintomi di una presunta demenza senile.

È qui che il film svela il suo meccanismo più agghiacciante. L'internamento forzato di Martha in una clinica psichiatrica per 27 notti non è un atto di cura, ma un atto di controllo.

Una diagnosi medica, ottenuta senza una valutazione diretta da parte dello psichiatra firmatario, diventa lo strumento legale per espropriarla non solo dei suoi beni materiali, ma del suo bene più prezioso: la sua identità e la sua autonomia. La sua "malattia" non è una condizione clinica, ma una scomodità sociale. Martha è scomoda, non malata.

Il finale spiegato, una fuga senza scappare

La liberazione di Martha non avviene attraverso un'evasione spettacolare. La sua fuga è un atto di insistenza, la tenace affermazione della propria lucidità contro un sistema che l'ha già cancellata.

Riesce a contattare il suo amico e amante, Bernardo Girves, che dà il via a una protesta pubblica davanti alla clinica. Questo gesto di disobbedienza civile, quasi surreale nella sua semplicità, costringe l'istituzione a riconsiderare il suo caso.

Martha viene rilasciata, ma la sua libertà è una farsa. Le figlie la mettono sotto sorveglianza privata, trattandola come un oggetto di proprietà, un bene di famiglia da custodire.

La vera svolta arriva con l'ingresso di Leandro Casares, l'esperto nominato dal tribunale. A differenza di tutti gli altri, Casares non vede un fascicolo medico, ma una persona.

La sua indagine scrupolosa smaschera la farsa: non esistono prove mediche conclusive della demenza di Martha. La diagnosi era uno strumento, un'arma legale per privarla del controllo sulla sua vita.

La lotta di Martha non è mai stata per la sua fortuna. È sempre stata una lotta per la sua indipendenza, per il diritto di essere considerata un essere umano senziente fino all'ultimo respiro.

Il verdetto è una vittoria amara, ma profonda

L'udienza finale non concede a Martha una vittoria totale e incondizionata, riflettendo la complessità e le imperfezioni del sistema legale. Il tribunale la dichiara "idonea", ma lascia la tutela finanziaria nelle mani delle figlie. Sembrerebbe una sconfitta, ma in realtà Martha ottiene ciò per cui ha combattuto più duramente: il diritto di decidere della propria vita.

In una mossa molto importante, il giudice nomina Casares, l'unico ad averla trattata con dignità, come suo supervisore.

Questa non è una vittoria legale perfetta, ma una vittoria esistenziale. È il riconoscimento che essere vivi non significa appartenere a nessuno. Martha non recupera il controllo del suo patrimonio, ma recupera se stessa.

La vera storia di Martha

Il caso di Natalia Kohen, su cui si basa il film, ha avuto un impatto tangibile sulla società argentina, portando a una modifica della legge.

Oggi, in Argentina, i ricoveri psichiatrici obbligatori sono vietati senza una revisione giudiziaria e viene garantito il diritto del paziente a mantenere i propri legami affettivi.

La battaglia di una singola donna non ha cambiato solo il suo destino, ma ha creato un precedente per proteggere la dignità di molti altri.

Martha non è né un'eroina né una vittima passiva; è semplicemente una donna che, sull'orlo della fine, ha scelto di rimanere ostinatamente, scomodamente viva, ponendo a tutti noi una domanda brutale: siamo ancora in grado di prenderci cura dei nostri anziani senza privarli della loro essenza?

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