21 Oct, 2025 - 13:42

Quando la scuola deve rinunciare a insegnare ad amare

In collaborazione con
Maria Scozzafava
Quando la scuola deve rinunciare a insegnare ad amare

Negli ultimi giorni, il Parlamento ha deciso di rimuovere definitivamente l’educazione sentimentale dalle scuole primarie e medie, lasciandola solo negli istituti superiori e soltanto con il consenso dei genitori. Una notizia che ha diviso completamente l’opinione pubblica: per molti rappresenta un passo indietro culturale ed emotivo, un segnale preoccupante in un tempo in cui i giovani ne avrebbero più che mai bisogno.

L'educazione sentimentale era nata come una proposta per insegnare ai ragazzi  a riconoscere  e comprendere le proprie emozioni, imparando a gestirle con consapevolezza e responsabilità. Non si trattava di un percorso ideologico, ma di un cammino basato sulla crescita emotiva e personale dei ragazzi. Eppure, proprio questo valore è stato rimosso, lo stesso che avrebbe potuto aiutare i giovani a relazionarsi in modo maturo, a conoscere sé stessi e ad affrontare il mondo con maggiore equilibrio. Ma forse questo spaventa più di quanto lo si possa ammettere. 

L’importanza di educare i sentimenti

Per i ragazzi educare i sentimenti significa educarli alla vita. Anche se non si tratta di una materia da studiare, ma di un percorso da vivere. Oggi più che mai, in un mondo dove la violenza fisica e psicologica cresce e dove la comunicazione è sostituita da uno schermo, i ragazzi avrebbero bisogno di imparare a relazionarsi con empatia e rispetto.

La scuola sarebbe potuta essere il luogo giusto per dare voce a tutto questo, insegnando che non è debole chi è sensibile,gentile o fragile, ma chi rinuncia a sentire. Molti psicologi e insegnanti ricordano che educare i sentimenti non significa “fare ideologia”, ma insegnare ai ragazzi a diventare persone capaci di instaurare relazioni autentiche e sane. 

Tra ideologie e incomprensioni

Come in tutte le cose, anche in questo caso, ci sono due facce della medaglia. Da una parte, c’è chi sostiene che la rimozione di questi percorsi, tutela le famiglie, temendo che i contenuti trattati possano non essere adatti all’età dei bambini.  Dall'altra invece, c’è chi si oppone vedendo questa rimozione come una rinuncia educativa, e come un insegnamento di vita a cui i ragazzi vengono sottratti.

In mezzo a tutto questo però, ci sono i ragazzi costretti ad assistere in silenzio a decisioni che li riguardano da vicino. Gli esperti sottolineano che questa scelta possa lasciare un vuoto educativo in molti giovani, proprio in un momento dove le generazioni attuali hanno più che mai bisogno di strumenti per conoscere sé stessi e il mondo che li circonda. 

Il limite di una scuola ferma solo ad insegnare

Oggi la scuola si ferma solo a tutto ciò che può essere misurabile, senza andare oltre a queste cose, senza conoscere quello che sono e che possono dare i ragazzi emotivamente. Molti ragazzi che imparano le materie in modo brillante spesso non sanno come affrontare i loro sentimenti, incapaci poi di stare al mondo. La verità è che la scuola non dovrebbe avere paura di affrontare temi come: amore, rispetto e ascolto. Perché crescere non significa solo sapere, ma anche riconoscere i propri sentimenti. 

Uno sguardo al futuro

Il futuro dei giovani non può essere costruito in una scuola che insegna solo “il fare” ma dovrebbe fondarsi sull “essere”. Se togliamo ai giovani la capacità di capirsi davvero, formiamo persone competenti ma incapaci di relazionarsi in modo autentico. Forse non è mai troppo tardi per rimettere al centro questi valori, perché per insegnare a vivere non è mai tempo perso.

 A cura di Maria Scozzafava 

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