Mentre il genere true crime consolida il suo dominio, l'ultima proposta di Netflix, intitolata "True Haunting", lanciata lo scorso 7 ottobre, sembra aver colpito un nervo scoperto nel pubblico, distinguendosi non solo per la qualità produttiva, ma per la sua capacità di generare una paura tangibile e persistente.
Le reazioni online non lasciano spazio a dubbi: gli spettatori consigliano caldamente di guardarlo di giorno, un avvertimento che funge da potente passaparola per una serie che sta ridefinendo i confini del terrore domestico.
A rendere "True Haunting" un prodotto diverso da molti altri è, prima di tutto, il nome che compare nei crediti di produzione: James Wan. Regista e produttore, Wan è l'architetto dietro l'universo cinematografico di "The Conjuring", una saga che ha saputo rivitalizzare l'horror contemporaneo ancorandolo a presunte storie vere.
La sua firma sulla docuserie non è un semplice dettaglio, ma una certezza. Wan porta la sua maestria nel costruire la tensione e la sua sensibilità per l'inquietudine psicologica in un formato, quello documentaristico, che per sua natura ambisce all'autenticità.
La serie, strutturata in cinque episodi, si articola in due archi narrativi distinti, ciascuno dedicato a un caso di infestazione.
Ecco il trailer grazie a MovieDigger:
I primi tre episodi, raccolti sotto il titolo "Eerie Hall" e diretti da Neil Rawles, ci trasportano negli anni '80, nel dormitorio di un piccolo college dello stato di New York.
Qui seguiamo la vicenda di Chris DiCesare, uno studente la cui vita viene progressivamente sconvolta da fenomeni inspiegabili che infestano la sua stanza e i corridoi dell'edificio. La narrazione ci fa vedere non solo gli eventi paranormali, ma soprattutto il loro impatto devastante sulla psiche del protagonista, spinto sull'orlo di un crollo emotivo e mentale dalla paura costante.
I restanti due episodi, intitolati "This House Murdered Me" e diretti da Luke Watson, si concentrano invece su una storia più classicamente gotica. April Miller e la sua famiglia si trasferiscono in un'antica casa vittoriana con il sogno di restaurarla. Quel sogno si trasforma rapidamente in un incubo. D
opo un'effrazione che li rende diffidenti verso la nuova comunità, la famiglia si rende conto che una minaccia ben più oscura si annida tra le mura domestiche: tubi che vibrano, figure riflesse negli specchi e un'apparizione disumana che sembra minacciare la sicurezza del loro figlio.
Ciò che eleva "True Haunting" al di sopra di un semplice programma di "cacciatori di fantasmi" è la sua struttura ibrida. La serie fonde con abilità le interviste dirette ai veri protagonisti delle vicende, persone comuni che raccontano il loro trauma con una sincerità disarmante, con ricostruzioni cinematografiche di altissimo livello.
Questa combinazione crea un effetto immersivo potente: la testimonianza diretta conferisce credibilità e peso emotivo, mentre le drammatizzazioni traducono quel racconto in un'esperienza visiva terrificante, applicando le tecniche del miglior cinema horror.
A cementare ulteriormente questo ponte tra realtà e terrore è la presenza di figure iconiche come Ed e Lorraine Warren, i celebri demonologi e investigatori del paranormale le cui indagini hanno ispirato proprio il franchise di "The Conjuring".
Vederli intervenire nel caso della famiglia Miller non fa che rafforzare la sensazione che la linea di demarcazione tra il documentario e il cinema di finzione sia volutamente labile, spingendo lo spettatore a chiedersi costantemente quanto di ciò che sta vedendo sia accaduto realmente.
La risposta del pubblico è stata immediata e viscerale. Su piattaforme come X (precedentemente Twitter), si è rapidamente formato un coro unanime di spettatori turbati.
I commenti spaziano da "mi ha fatto venire la pelle d'oca" a consigli più pratici come "non guardatelo prima di andare a letto".
Alcuni utenti hanno confessato di sentirsi così scossi da "aver bisogno di far benedire la propria stanza", mentre altri, pur definendosi veterani del genere horror, hanno ammesso che "True Haunting li ha scossi nel profondo".
Questo feedback non è solo una testimonianza dell'efficacia della serie, ma anche del suo successo nel creare un'esperienza condivisa, un brivido collettivo che si amplifica attraverso i social media.
"True Haunting" non solo spaventa, ma insinua un dubbio, un'inquietudine che permane anche dopo lo spegnimento dello schermo. Questa serie ha trovato la formula per un terrore più intimo e psicologico, dimostrando che la storia più spaventosa è sempre quella che potrebbe essere vera.