Dall’automazione su larga scala alla perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro il passo è breve. E se a muoversi è uno dei colossi americani più potenti dell’e-commerce, la questione diventa inevitabilmente delicata. Amazon si prepara infatti a una nuova fase di trasformazione: magazzini sempre più intelligenti, linee automatizzate e sensori avanzati che rivoluzioneranno l’intero sistema logistico.
Si tratta di un progetto di ampio respiro, basato su un’infrastruttura meccanizzata fatta di bracci robotici capaci di selezionare pacchi, veicoli autonomi che si muovono tra gli scaffali e algoritmi di intelligenza artificiale in grado di gestire il ritmo delle consegne.
Mentre il mondo cerca di adattarsi all’innovazione, Amazon cambia le regole del gioco con un piano interno - rivelato dal New York Times e riportato da The Verge nell’ottobre 2025 - che punta a sostituire fino a mezzo milione di posti di lavoro con sistemi automatizzati entro il 2027.
La transizione tecnologica rappresenta il futuro del lavoro: una modernizzazione continua che elimina ritardi, semplifica i processi e aumenta i profitti. Eppure, fino a poco tempo fa, la strada sembrava ancora lontana. Oggi, invece, Amazon appare decisa a percorrerla spingendo sull’acceleratore dell’automazione.
Come riporta Il Sole 24 Ore, il punto centrale del progetto non riguarda licenziamenti di massa di oltre mezzo milione di lavoratori, ma una riduzione progressiva delle mansioni umane più ripetitive e standardizzate.
Il nuovo piano prevede l’introduzione di sistemi robotici avanzati, tra cui il braccio automatizzato “Sparrow” e il prototipo umanoide “Vulcan”, già in fase di test, progettati per riconoscere e gestire autonomamente migliaia di oggetti diversi.
L’obiettivo è creare magazzini “intelligenti” capaci di operare ventiquattr’ore su ventiquattro, con un livello di efficienza mai raggiunto prima e margini di errore minimi.
Secondo un’analisi di AGI, l’automazione robotica su larga scala potrebbe garantire una riduzione dei costi di spedizione del 30%, migliorando i tempi di consegna e diminuendo gli errori nelle operazioni di smistamento.
Si tratta di un progetto che, se da un lato promette efficienza, dall’altro rischia di generare una graduale perdita dei lavori tradizionali all’interno dei centri di distribuzione. Il vantaggio economico è innegabile, ma il prezzo sociale resta alto.
Si riducono i costi della manodopera, ma qualcosa si salva. Come osserva Fanpage, l’espansione della robotica industriale potrebbe anche aprire nuove frontiere occupazionali, soprattutto in ambiti che richiedono competenze tecniche e digitali.
Amazon ha già avviato programmi interni di riqualificazione, pensati per trasformare parte del personale in tecnici della manutenzione od operatori di sistemi automatizzati. L’azienda punta su un nuovo equilibrio uomo-macchina, dove il lavoratore non è più solo un esecutore ma diventa supervisore dei processi automatizzati.
Questa trasformazione richiederà però tempo, investimenti e una visione condivisa con istituzioni e parti sociali. Senza un piano di formazione adeguato, milioni di persone rischiano di restare escluse dal nuovo mercato del lavoro digitale.
Il processo di automatizzazione non può avvenire senza il rispetto delle regole previste dalla Direttiva Macchine 2006/42/CE, che sarà sostituita dal Regolamento Macchine (UE 2023/1230), come riportato da ANSA.
Il nuovo testo, in vigore dal gennaio 2027, si collega anche all’AI Act europeo, introducendo standard più severi in materia di sicurezza, trasparenza dei processi e tutela della salute dei lavoratori.
Parallelamente, in Italia resta aperto il dibattito sul cosiddetto “contributo sull’automazione”, una misura fiscale necessaria per finanziare la formazione e la riqualificazione dei dipendenti sostituiti dai robot. L’obiettivo è evitare che la corsa all’innovazione tecnologica si traduca in esclusione sociale.
Amazon, da parte sua, dovrà collaborare con le autorità europee per garantire che l’introduzione della tecnologia nel mondo del lavoro si trasformi in uno strumento al servizio delle persone, e non nel contrario.
La realizzazione di impianti altamente tecnologici e meccanizzati dovrà comunque prevedere la presenza di manodopera umana, per assicurare equilibrio tra efficienza e responsabilità sociale.