Netflix ha ufficialmente unito le forze con Plan B, la prestigiosa casa di produzione di Brad Pitt, per dare vita a un adattamento seriale di Black Hole, la seminale graphic novel di Charles Burns.
Un'opera che, a trent'anni dalla sua prima pubblicazione, si prepara finalmente a trasmettere il suo inquietante messaggio a una nuova generazione, e che promette un'immersione senza compromessi nell'horror fantascientifico e nel disagio adolescenziale. Scopriamo i dettagli di questa futura collaborazione.
Pubblicato a episodi tra il 1995 e il 2005, Black Hole è molto più di un semplice fumetto. È un capolavoro del body horror, un'allegoria potente e disturbante sull'alienazione, la sessualità e la paura del contagio.
La storia è ambientata nella periferia di Seattle degli anni '70.
Il virus non uccide, ma provoca grottesche e imprevedibili mutazioni fisiche. Chi lo contrae si ritrova con code, corna, branchie o altre deformità che lo marchiano a vita, trasformandolo in un fenomeno da baraccone.
La protagonista, Chris, è una studentessa che, dopo aver contratto l'infezione, è costretta a fuggire dalla società e a unirsi a una comunità di emarginati che vive nei boschi, un limbo dove i ragazzi mutati cercano di costruirsi una nuova, fragile esistenza.
Come se non bastasse, un serial killer si aggira nella zona, dando la caccia proprio a questi giovani infetti.
La potenza di Black Hole risiede nella sua capacità di usare l'orrore fisico come metafora delle ansie universali dell'adolescenza: la paura del cambiamento, la scoperta del proprio corpo, il terrore del giudizio sociale e la sensazione di essere irrimediabilmente "diversi".
Burns, con il suo tratto netto e quasi chirurgico, ha creato un'opera che è al tempo stesso un racconto di formazione e un incubo a occhi aperti.
Proprio questa complessità tematica e visiva ha reso il suo adattamento un'impresa quasi impossibile, una chimera che ha ossessionato Hollywood per quasi due decenni.
La storia di Black Hole nel cinema è una cronaca di tentativi falliti, un vero e proprio "development hell". Già nel 2006, si parlava di un film diretto da un maestro dell'horror come Alexandre Aja (Alta Tensione), con una sceneggiatura firmata da due nomi leggendari come Neil Gaiman e Roger Avary. Il progetto, però, non decollò mai.
Anni dopo, nel 2018, Plan B e New Regency tentarono nuovamente la strada del cinema, affidando la regia a Rick Famuyiwa (Dope), ma anche questo sforzo si arenò. L'opera di Burns sembrava destinata a rimanere confinata sulla pagina stampata.
Oggi, lo scenario è cambiato. L'alleanza tra Netflix e Plan B non è casuale, ma rappresenta forse la combinazione perfetta per un progetto di questa portata.
Da un lato, Netflix ha dimostrato più volte di essere la piattaforma ideale per serie ambiziose e di genere che i network tradizionali non oserebbero produrre, da Stranger Things a Il Problema dei 3 Corpi.
Dall'altro, Plan B si è costruita una solida reputazione per aver sostenuto progetti autoriali, complessi e di grande prestigio, come Moonlight e 12 Anni Schiavo.
Ma il tassello più importante di questo nuovo puzzle è il nome scelto per guidare il progetto: Jane Schoenbrun.
Una scelta che non potrebbe essere più azzeccata. Schoenbrun si è affermata come una delle voci più originali del cinema indipendente contemporaneo con film come We're All Going to the World's Fair e I Saw the TV Glow.
Affidare a lui la regia e il ruolo di showrunner significa che questa non sarà una semplice trasposizione, ma un'interpretazione artistica fedele allo spirito inquieto e profondo dell'opera originale.
Con un ordine diretto per la serie e una squadra creativa di questo calibro, il lungo viaggio di Black Hole verso lo schermo sembra finalmente giunto a destinazione.