È cambiata l'ora, non c'è più quella legale, ma non cambiano le domande che fino a pochi anni fa sembravano "illegali": che succede alla Juve? Perché perde con preoccupante frequenza? Che ne sarà di Tudor? La risposta è una sola, anche se difficile (e non solo per i tifosi) da accettare: non esiste più la Juventus, almeno quella di una volta. Da quando John Elkann ha preso il posto di Andrea Agnelli, sono saltati tutti i dirigenti, l'allenatore e i giocatori riconducibili alla passata gestione. Il risultato è che i sostituti hanno fatto peggio. Continuano a peggiorare. E al peggio – si dice – non c'è mai fine...
Va detto che la Juventus non è rispettata nemmeno dagli arbitri, perché con la Lazio c'era un rigore su Conceição e non è stato nemmeno considerato. È stato l'unico raggio di sole, tiepido come in questi giorni, in una partita spenta, confusa, insulsa. Con una squadra precisa ma in emergenza (la Lazio) che ha battuto una a pieno organico ma confusa (la Juventus) a fare peggio. Adesso rischia davvero Tudor, anche se non tutti i mali – ovviamente – dipendono dall'allenatore. Per la successione si accomoda in pole position Spalletti; in seconda fila Palladino e dai box parte Mancini. Si vedrà...
Intanto si vede che a Firenze c'è Pioli, che ha salvato la panchina, almeno per ora. L'ha fatto con un pareggio in casa contro il Bologna, che peraltro si sente danneggiato dalle decisioni determinanti di arbitro e VAR. Nell'ordine e nel giro di pochi secondi: ignorato un pestone in area su Bernardeschi lanciato a rete; severissimo secondo giallo a Holm; dall'altra parte rigore alla Fiorentina per un episodio simile al precedente, ovvero un pestone ("step on foot" secondo il codice arbitrale). In questa giornata con gli arbitri è andata così...
Del resto, l'errore uno (rigore) e trino (assistente, VAR, arbitro) di Napoli-Inter è già stato archiviato con la rituale squalifica dei colpevoli: l'assistente Bindoni, il VAR Marini e l'arbitro Mariani. Il designatore Rocchi sembra che giochi a Monopoli: se i suoi uomini pescano l'imprevisto dell'errore, stanno fermi un turno e ripartono dal via, cioè dalla Serie B. In otto giornate di campionato, questa punizione populista ha addolcito gli ultras giustizialisti ma non ha risolto il problema. C'è grande confusione, di regole e comportamenti. E allenatori e dirigenti convivono ormai in questa confusione, interpretando i ruoli più convenienti. Errore contro: protesta in campo e in conferenza stampa. Errore a favore: silenzio.
Al copione non si sono sottratti Conte e Marotta, che in più hanno svelato le ferite non ancora medicate di una rivalità che sconfina nel rancore, datata almeno dai tempi della comune esperienza all'Inter. Ma, secondo quanto si racconta, anche alla Juventus non è che andassero proprio d'amore e d'accordo. A proposito: pessimo esempio per tutti anche lo "spettacolo" di Lautaro e dello stesso Conte. Sembravano influencer delle risse in Kings League, anziché professionisti della Serie A. Non verranno puniti. Non faranno pace. Be', dovrebbero almeno scusarsi pubblicamente, ognuno per conto proprio e a debita distanza.
Comunque il Napoli ha vinto, dilagando nella ripresa dopo aver subito nettamente l'Inter nel primo tempo. Così si è ritrovato in testa alla classifica, raggiunto dopo poche ore dalla Roma che non è ancora la squadra ideale di Gasperini ma ha riscoperto il campione ideale per sognare: Paulo Dybala. Per dare la solidità della speranza, ai giallorossi servirebbe un centravanti da iscrivere alla contabilità dei gol. In fondo, è lo stesso problema del Milan.
Non per caso, fino all'ultimo giorno di mercato Gasperini e Allegri hanno sperato di trovare nello scambio Dovbyk-Gimenez una soluzione (più disperata che concreta) ai problemi che puntualmente affiorano. L'ucraino non segna quasi mai in giallorosso, il messicano non segna mai in rossonero. Roma e Milan non possono ragionevolmente andare avanti così, in testa o periferia della testa, se non arriva il contributo dei centravanti. Ma non c'è tempo per meditare. Non tanto perché da Milan-Roma di domenica arriverà inesorabilmente una risposta interessante, quanto perché già l'imminente turno infrasettimanale offrirà opportunità di conferma o riscatto: alle squadre e – soprattutto – agli arbitri.