27 Oct, 2025 - 11:02

Come è morto Jack DeJohnette? Biografia e vita privata del batterista

Come è morto Jack DeJohnette? Biografia e vita privata del batterista

Jack DeJohnette è stato uno dei grandi protagonisti del jazz mondiale e la notizia della sua morte il 27 ottobre 2025 segna la fine di un’epoca ricca di innovazione nella musica.

Musicista innovativo, poliedrico e capace di rivoluzionare il ruolo della batteria e del pianoforte nel jazz, lascia un patrimonio artistico inestimabile. In questo articolo approfondiamo le circostanze della sua scomparsa, le sue origini, la storia familiare e una carriera che ha cambiato la storia della musica.​

Jack DeJohnette: causa della morte

Al momento, non è stata resa nota la causa del decesso di Jack DeJohnette. Tuttavia, numerose testimonianze sottolineano che negli ultimi mesi il batterista si era progressivamente ritirato dalla scena pubblica, con poche apparizioni sui social e la riduzione delle attività concertistiche, lasciando intendere che potessero esserci motivazioni legate alla salute.

I messaggi di cordoglio giunti dalla famiglia e dalla comunità musicale internazionale suggellano la perdita di uno dei grandi maestri del jazz, ma la discrezione sulla sua vita privata ha impedito la diffusione di ulteriori dettagli sulle cause specifiche del decesso.​

Jack DeJohnette: età e origini

Jack DeJohnette nacque il 9 agosto 1942 a Chicago, Illinois, in una famiglia afroamericana con ascendenze anche nativo-americane seminole e crow. Già dall’infanzia fu immerso nella musica: iniziò a studiare pianoforte a quattro anni, seguendo le lezioni di Antoinette Rich, ma ben presto si appassionò alla batteria, strumento che lo consacrerà sui palcoscenici mondiali.

Il quartiere Chicago South Side, ricco di fermento culturale, fu la sua prima scuola di vita e musica. DeJohnette crebbe circondato dall’influenza di musicisti jazz, rhythm & blues e soul, che plasmarono la sua identità musicale.​

Grazie alla guida del suo prozio Roy Wood Sr., noto disc jockey e dirigente radiofonico, Jack trovò il coraggio di inseguire la propria vocazione artistica. Già adolescente, sviluppò una tecnica che lo portò a collaborare con giganti della scena statunitense, un precocissimo talento che si sarebbe presto distinto nella storia del jazz.​

Jack DeJohnette: moglie e figli

La vita privata di Jack DeJohnette è stata caratterizzata da una grande riservatezza, un tratto che lo ha accompagnato per tutta la carriera. Dai pochi dettagli pubblici noti, si sa che era molto legato alla moglie Ginnie, figura costante nella sua esistenza, e alla figlia Kate, entrambe menzionate nei tanti messaggi di affetto diffusi nelle ore successive al decesso.

La famiglia, profondamente coinvolta nella sua passione musicale, ha spesso accompagnato DeJohnette nei suoi viaggi e negli incontri internazionali con altri artisti. La dimensione intima e protetta della sua sfera privata è stata la chiave per affermare un equilibrio tra la creatività musicale e la serenità personale.​

Carriera

Jack DeJohnette ha attraversato oltre cinque decenni di evoluzioni nella musica jazz. Iniziando negli anni Sessanta con la collaborazione a fianco di John Coltrane e Jackie McLean, il suo talento esplode quando entra nel gruppo di Charles Lloyd nel 1966. Nel 1969 Miles Davis lo seleziona per rivoluzionare il sound della sua formazione: in questa stagione DeJohnette prende parte a album storici come “Bitches Brew”, dando il suo contributo alla nascita del jazz fusion.​

Dagli anni Settanta in poi, avvia una prolifica attività come leader di ensemble quali “Directions”, “New Directions” e “Special Edition”, dando vita a formazioni innovative e registrando decine di album con la leggendaria etichetta ECM. Dal 1983 diventa membro stabile nel celebre trio pianistico di Keith Jarrett, una collaborazione che durerà decenni e produrrà capolavori applauditi in tutto il mondo.​

Sul fronte riconoscimenti, DeJohnette vanta due Grammy Awards e numerose candidature, oltre a essere inserito nella Modern Drummer Hall of Fame nel 2007. Ha collaborato con i più grandi della scena internazionale, tra cui Herbie Hancock, John Abercrombie, Pat Metheny, Bill Frisell, Chick Corea, John Surman, Michael Brecker, Joe Henderson, e molti altri. Il suo stile creativo, il senso del tempo, la capacità di passare senza alcuna fatica dalla batteria al pianoforte, dal jazz classico alle contaminazioni elettroniche e world music, lo rendono una figura centrale della storia musicale del ventesimo e ventunesimo secolo.

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