Chi, tra politici, giornalisti e intellettuali, ha costruito per la bellezza di trent'anni una carriera speculando sulla presunta mafiosità di Silvio Berlusconi e delle sue aziende è in lutto.
Letteralmente, non sa più che pesci prendere, quale bersaglio mirare la mattina appena si sveglia.
A rivelarlo è stato Ermes Antonucci, il giornalista del Foglio che per primo ha dato la notizia che l'ex premier e Marcello Dell'Utri erano stati mandati definitivamente assolti dall'accusa di avere qualsiasi legame con Cosa nostra.
Lo stesso cronista ha svelato che la notizia giunta dal Palazzaccio è stata accolta dagli antiberlusconiani di professione prima con stupore. Poi, molti hanno tentato finanche di delegittimarla. Qualcuno, infine, si è spinto a parlare anche di fake news.
Ma tant'è: è tutto vero. Gli antiberlusconiani, hanno mangiato per una vita in un piatto avvelenato.
I tentativi di delegittimare la notizia secondo la quale Berlusconi non è mai stato un sodale della mafia cadono tutti andando a spulciare nella realtà dei fatti.
Intanto, chi non credeva nemmeno nella sua esistenza si deve arrendere all'evidenza perché la pronuncia è datata 17 ottobre 2025 e si va ad aggiungere ad un'altra del 20 settembre 2023 con la quale sempre la Cassazione respinse definitivamente la richiesta dei pm di Palermo di sequestrare i beni di Dell'Utri.
Le conclusioni delle due sentenze, ha fatto notare Antonucci, sono molto simili.
La Cassazione, infatti, il 17 ottobre ha confermato anche la precedente pronuncia della Corte d'Appello di Palermo che già aveva smentito i capisaldi del mito della mafiosità di Berlusconi e delle sue aziende.
E la sentenza che ha condannato Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa? Quest'ultima viene inquadrata sottolineando il suo ruolo di "mediazione operata per garantire a Cosa nostra la riscossione da Berlusconi di ingenti somme di denaro a titolo di pizzo relativo all'esercizio del gruppo Fininvest".
Berlusconi, in altre parole, può essere considerato una vittima della mafia, non un suo sodale.
Come tutti gli imprenditori, anche Berlusconi fu costretto a pagare il pizzo alla mafia siciliana per salvaguardare in maniera particolare i punti vendita della Standa e i ripetitori che servivano a trasmettere le sue emittenti in Sicilia.
L'ex premier, quindi, girava versamenti a Dell'Utri "riconducibili a una matrice estorsiva" da parte della mafia, hanno scritto i giudici.
E Dell'Utri, in ogni caso, spera anche lui di uscirne pulito con l'ultimo ricorso che ha avanzato presso la Corte europea dei diritti dell'Uomo.
Sta di fatto che la Cassazione ha smontato anche il mito per eccellenza cavalcato per decenni dagli avversari politici di Berlusconi: quello dell'origine mafiosa della sua fortuna economica.
Per dire: nel film "Loro", Paolo Sorrentino, quando fa litigare definitivamente Berlusconi e la sua ex moglie Veronica Lario mette in bocca a quest'ultima la domanda delle domande:
E insomma: Berlusconi è diventato Berlusconi non grazie ai finanziamenti della mafia. Anche questo, ha sottolineato Antonucci, viene smentito dalla sentenza ora definitiva della Corte d'appello palermitana:
hanno scritto i giudici.
Gli Ermellini hanno spazzato via anche tutti i sospetti che negli anni si sono addensati sulle aziende di Berlusconi. Molti, infatti, hanno creduto che fossero servite alla mafia per riciclare i suoi proventi:
è stato messo nero su bianco.
L'ultimo mito sfatato dai giudici, poi, è stato quello secondo il quale, nel corso degli anni, Berlusconi avesse pagato Dell'Utri per comprare il suo silenzio a proposito di (indimostrati) accordi con Cosa nostra:
hanno scritto i giudici. Mandando definitivamente in tilt gli antiberlusconiani di professione.