Lui, tra gli impresentabili, sarebbe il più impresentabile di tutti. Ma in Campania, visto che in occasione delle prossime elezioni regionali si candida con il Campo largo, Roberto Fico, nelle vesti di prete-confessore, e Marco Travaglio, nelle vesti di depositario massimo del pentastellismo puro e duro, hanno trovato già il modo di redimerlo e perdonarlo.
Lui è Armando Cesaro, il figlio di Giggino 'a purpetta, l'ex presidente della Provincia di Napoli che persino ai comizi litigava con l'italiano; il figlio dell'ex parlamentare di Forza Italia originario di Sant'Antimo, hinterland di Napoli lontanissimo dalle immagini-cartolina, invischiato con i fratelli in una montagna di guai giudiziari.
Ma tant'è: sua culpa, sua culpa, sua maxima culpa. Tutto cambia. La redenzione è cosa fatta.
Del resto, Armando Cesaro è uscito indenne da una indagine che ha coinvolto anche lui, si è staccato da Forza Italia, si è unito a Matteo Renzi, è diventato segretario regionale di Casa Riformista, e può candidarsi senza problemi con chi fino a ieri gridava allo scandalo solo per un avviso di garanzia. E, soprattutto, accusava lui e la sua famiglia di essere collusa con la camorra.
Il Campo largo, in Campania, talvolta diventa il Campo dei Miracoli. Anche se, a ben vedere, un po' di imbarazzo rimane appiccicato nelle parole dei puri e duri del grillismo che fu.
Armando Cesaro è figlio di Luigi, uno degli uomini che ai tempi della Forza Italia guidata in Campania da Nicola Cosentino (l'ex sottosegretario finito in carcere), ha avuto un exploit per molti inimmaginabile.
Nel 2009, divenne presidente della Provincia di Napoli. Ma quello fu solo il primo dei suoi successi. In breve divenne parlamentare. Ma anche uomo-simbolo per i grillini della casta da eliminare. Della casta di cui vergognarsi.
Proprio Roberto Fico parlava così di lui: facendo riferimento a truppe cammellate e voto di scambio politico-mafioso. Mica pizza e fichi.
E comunque: quando spendeva queste parole sui Cesaros, Roberto Fico aveva ancora i capelli per buona parte corvini. Ora ce l'ha bianchi.
Qualche anno dopo, è curioso notare come Armando Cesaro, figlio di Giggino e delfino di cotanta famiglia, abbia avuto l'assoluzione dal "prete" Roberto Fico e dal "sacerdote assoluto" del pentastellismo, Marco Travaglio.
Le cose sono andate così.
Visto che Fico doveva giustificare davanti ai suoi il fatto di imbarcare anche lui nella coalizione che lo sostiene, ha invitato Cesaro a scrivere su Facebook un post in cui per filo e per segno ripercorresse la sua vita politica.
Nessuna particolare abiura del padre, eh. Ma il minimo indispensabile per levare dall'imbarazzo assoluto Fico, il minimo indispensabile affinché il candidato Governatore potesse dichiarare davanti ai più indignados dei suoi e all'inviato del Fatto Quotidiano:
Come dire: questo post, evidentemente concordato, in cui Cesaro ripercorre la sua vita, vale la penitenza di cinque Pater, cinque Salve Regina, dieci Requiem Aeternam. E, in attesa della salvezza eterna, la candidatura nel consiglio regionale della Campania in quota Campo largo.
E quindi: chi è a 43 anni Armando Cesaro? L'ha scritto lui stesso nel post che gli vale la salvezza terrena: la candidatura con la benedizione di Roberto Fico:
Con questo background, Cesaro ha scalato le vette prima dell'organizzazione giovanile di Forza Italia. E, nel 2015, si è candidato alle regionali campane risultando eletto con una valanga di voti.
Nel 2020, però, travolto da un'inchiesta (e da tanti voltafaccia), scelse di non ricandidarsi:
Questo però, ha confessato Cesaro, non "bastò ad evitarmi la gogna politica e mediatica".
In ogni caso: nel 2021, il Tribunale di Napoli Nord lo scagiona da ogni accusa con la formula “il fatto non sussiste”.
Cesaro jr, così, si rimette in corsa. Ma giurando a se stesso che non l'avrebbe più fatto con il centrodestra.
Nel 2021, allora, dà il suo contributo all'embrione di Campo largo che nasce attorno a Gaetano Manfredi. L'occasione sono le comunali di Napoli:
Poi è venuta la volta di Italia Viva. Ora di Casa Riformista.
E quindi: che non se ne parli più. Armando Cesaro è libero da ogni peccato. E anche se ancora oggi la bibbia del grillismo, il Fatto Quotidiano, segnala imbarazzi sul suo conto, lui, sempre nel post-penitenza che ha scritto, ha tenuto a sottolineare cinque punti:
Nel vangelo si legge "chi ha orecchie per intendere, intenda".