29 Oct, 2025 - 09:31

Belen picchiatrice di fidanzati non indigna: la doppia morale sulla violenza di genere

Belen picchiatrice di fidanzati non indigna: la doppia morale sulla violenza di genere

La violenza non è mai tollerabile, che venga esercitata da un uomo o da una donna. Eppure, nella società contemporanea emerge con forza una doppia morale che valuta diversamente l’aggressività fisica a seconda del genere di chi la esercita.

Il caso mediatico di Belén Rodriguez, ospite del programma televisivo “Belve”, offre uno spunto emblematico per analizzare questa contraddizione profonda.

Durante l’intervista, Rodriguez ha candidamente ammesso di aver “menato” tutti i suoi fidanzati, incluso Stefano De Martino, ironizzando persino su chi “ne ha prese di più”. Un’affermazione che ha suscitato reazioni molto diverse rispetto a quelle che avrebbe provocato se fosse stata pronunciata da un uomo.

Doppio standard e mainstream

Se infatti un uomo avesse confessato di aver picchiato tutte le sue compagne, il clamore sarebbe stato tale da rendere inevitabile un intervento giudiziario: ci si immaginerebbe subito la necessità di un braccialetto elettronico o di misure restrittive, ancora prima che la clip dell’intervista finisse.

Invece, quando a rivendicare la propria aggressività è una donna, soprattutto se celebre e amata dal pubblico, la questione viene mediaticamente derubricata a “storiella da belva”, un dettaglio folkloristico che diventa quasi ironico e divertente.

Nell’attuale clima sociale, che chiede tolleranza zero contro la violenza maschile sulle donne, è sorprendente vedere come le stesse azioni, se commesse da una donna, vengano minimizzate, giustificate o persino celebrate come segno di temperamento.

Il paradosso della parità

Si assiste così all’inferno delle disuguaglianze patriarcali, dove l’aggressione maschile viene immediatamente classificata come crimine, mentre quella femminile si trasforma in una performance quasi simpatica.

Belén rivendica la sua “manesca sudamericana” nel tentativo di costruire un personaggio mediatico, ma in questo processo si smarrisce il senso vero della parità e del rispetto.

Il giudizio sociale resta saldamente ancorato al genere, non all’azione in sé. La cultura della violenza resta impunita proprio grazie a questo doppio standard, e la società continua a non evolvere davvero. È un gioco di specchi pericoloso, dove l’indignazione cambia colore a seconda del sesso di chi usa il pugno.

Conseguenze legali e culturali

Nel concreto, se un uomo fosse stato così esplicito nel racconto delle proprie percosse alle partner, sarebbe già oggetto di indagini e misure cautelari.

La donna, invece, viene assolutamente sollevata da qualsiasi giudizio severo, e le sue confessioni vengono trattate come un dettaglio folcloristico ormai digerito dal mainstream.

Il dettaglio del “tirare un cactus” ai fidanzati, nella narrazione di Belén, diventa quasi pittoresco, simbolo di una personalità passionale che il pubblico è ormai abituato a vedere e applaudire in tv.

La vera sconfitta culturale

Il vero problema non è soltanto l’aggressività, ma chi la esercita e come viene percepita. Di fronte alla richiesta di tolleranza zero per la violenza fisica, non si può accettare che il discrimine sia soltanto il genere.

Questa doppia morale rappresenta la vera sconfitta culturale odierna: non è mai accettabile la violenza, né quella maschile né quella femminile, e la sua normalizzazione è una responsabilità condivisa da media, opinione pubblica e istituzioni.

Solo trattando con serietà e parità ogni forma di aggressività, indipendentemente dal sesso di chi la compie, si potrà costruire una cultura del rispetto autentico, libera da stereotipi e giustificazioni di comodo.

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