29 Oct, 2025 - 22:45

Genocidio, streghe e veleni all’ONU: Francesca Albanese nel mirino di Israele... E Italia

Genocidio, streghe e veleni all’ONU: Francesca Albanese nel mirino di Israele... E Italia

La tensione internazionale raggiunge livelli drammatici all’ONU quando Francesca Albanese, relatrice speciale per i Territori palestinesi occupati, presenta il suo rapporto sulla crisi di Gaza.

L’accusa che scuote l’assemblea è pesante: secondo la giurista italiana, esiste un “sistema internazionale di complicità” nel genocidio in corso nella Striscia, con la corresponsabilità di ben 63 Stati.

Il suo intervento, seguito da un rapporto dettagliato di 24 pagine, traccia un quadro fosco: Gaza è stata “strangolata, affamata, distrutta”, mentre la comunità internazionale avrebbe fornito copertura diplomatica e sostegno al progetto coloniale israeliano, consentendo la deriva verso il crimine più grave, il genocidio contro il popolo palestinese.​

Danny Danon infuriato: "Sei una strega"

L’atmosfera si fa incandescente quando Danny Danon, ambasciatore israeliano all’Onu, scaglia un attacco personale contro Albanese, definendola provocatoriamente una “strega fallita”.

Un epiteto che riporta la discussione a livelli medievali e accende le polemiche tra delegazioni internazionali.

Ma la giurista, collegata in video da Città del Capo per via delle sanzioni americane che le impediscono di recarsi a New York, resta ferma sulle sue posizioni.

Nel suo discorso denuncia l’apartheid militarizzato e la responsabilità di Stati terzi, concentrandosi in particolare sugli Stati Uniti, accusati di aver fornito “copertura diplomatica” a Israele nel conflitto.​

Il fronte italiano: tra critiche e accuse incrociate

Alle critiche israeliane si aggiungono quelle italiane. Il rappresentante permanente dell’Italia presso l’ONU, Maurizio Massari, prende la parola per contestare la legittimità stessa del rapporto di Albanese.

Secondo Massari, il documento sarebbe “del tutto privo di credibilità e imparzialità”, superando abbondantemente i limiti imposti dal mandato della relatrice speciale.

Massari richiama il codice di condotta delle procedure speciali dell’ONU, sottolineando che chi riveste tali ruoli deve garantire che le proprie opinioni personali non influenzino la missione e debba mantenere moderazione e discrezione per non compromettere il prestigio del mandato.​

Il diplomatico italiano non si limita alle procedure, ma punta il dito sulla presunta mancanza di imparzialità di Francesca Albanese, sollevando dubbi sulla sua idoneità a ricoprire la carica e chiudendo il suo intervento con due domande provocatorie.

“Crede davvero -chiede Massari alla Albanese- che questo rapporto e questo dibattito contribuiscano a raggiungere una pace duratura nella regione o ad alleviare le sofferenze dei civili? Non sarebbe un tragico paradosso se l’ONU venisse percepita come un ostacolo alla pace invece che un suo promotore?”.​

Francesca Albanese: replica e denuncia

La risposta di Albanese non tarda ad arrivare ed è dura quanto le accuse ricevute. La giurista definisce “grottesco” l’intervento dell’ambasciatore Massari, accusando l'Italia di mostrare “un livello di immaturità politica” inedito negli scenari internazionali.

Albanese rilancia, ribadendo che Roma viola il diritto internazionale continuando la vendita di armi a Israele “nonostante la Corte Internazionale di Giustizia abbia riconosciuto il rischio di genocidio”.

Un’accusa che complica ulteriormente i rapporti fra la relatrice, il governo italiano, e la diplomazia mondiale.​

Il dibattito sull’indipendenza e i limiti del mandato ONU

La vicenda mette in luce il delicato equilibrio che i relatori speciali dell’ONU devono mantenere: la difesa dei diritti umani, la denuncia delle violazioni e, al tempo stesso, la necessità di rispettare i confini dettati dal mandato e dal codice di condotta ONU.

Il caso Albanese riapre il dibattito sulla politicizzazione delle missioni internazionali e sulle pressioni esercitate da Stati membri per condizionare i rapporti e le azioni delle Nazioni Unite.​

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